Persone di Bordeaux: Thomas Duroux

Giugno 9, 2020.Marco Tonelli.1 Like.0 Comments

Persone di Bordeaux: Thomas Duroux, un rivoluzionario a Margaux

Si ha un’immagine di Bordeaux sbagliata. Si pensa ad un’area, specie quella della riva sinistra, ingessata, austera, persino impolverata, nel senso di antica. Qui si fanno vini con regole scritte sulla pietra, di quelle che insomma non cambiano mai. Mai dire mai e se il detto vale per 007, figuriamoci per Bordeaux e i suoi vini. Lo dimostra Thomas Duroux, ceo di Château Palmer. Thomas parla italiano. Lo so perché l’ho intervistato in piena chiusura dovuta a pandemia. La cosa di per sé non è strana. Thomas è il manager di uno châteaux importante, 3 cru secondo la Classificazione del 1855, con clienti in tutto il mondo, oltre a questo è per metà italiano, sua madre infatti è di Modena.

Chi è Thomas Duroux

Al di là della pandemia ho voluto parlargli al telefono. Non conoscendolo ho comunque deciso di non guardare nessuna sua foto online. L’ho fatto per non essere condizionato dall’aspetto e dalla fama, perché a Thomas avrei chiesto di Château Palmer e della svolta biodinamica dello château. Anche a voi che leggete Bordeauxgraphy ho voluto far vivere l’esperienza secondo la mia prospettiva. Solo testo e il volto di Thomas in chiusura, per vedere se anche voi sarete, come me, colpiti. Da cosa? Dalle parole e dall’entusiasmo di chi ha voluto davvero fare una cosa fuori dal comune, in una zona del vino dove la novità è rischiosa per tanti motivi. Parla velocemente Thomas. con poco accento, bordolese o modenese che sia. Parla veloce, forse, perché ha un sacco di cose da dire. Thomas Duroux arriva a Château Palmer dopo tante esperienze, compresa quella presso Tenuta dell’Ornellaia (2001/2004). Bolgherese fa rima con bordolese? Forse anche se, di fatto, Thomas in Toscana ha imparato la libertà d’idee e pensiero, per dar vita, come presso Château Palmer, a qualcosa di diverso. Forse anche da qui arriva la scelta della biodinamica, fatta seriamente e steinerianamente, più legata quindi al campo che alla trasformazione del prodotto

Una rivoluzione davvero rivoluzionaria

Fare biodinamica nel Médoc è complicato. La biodinamica qui la praticano in pochi. Ancora meno infatti vogliono, come poi farà Château Palmer dal 2014 in poi, rischiare il raccolto su tutti gli ettari vitati. A Bordeaux non ti concedono quei difetti nel vino che nascerà, come generalmente accade per alcuni vigneron. Il messaggio qui è: vuoi fare la biodinamica, vedi di farla bene o addirittura  meglio. Thomas e il giovane staff di Château Palmer –alla faccia che nel Médoc ci sia soltanto old school- decide per la biodinamica come potete leggere qui.

Cosa è per Château Palmer la biodinamica

 

“La biodinamica per noi non è un organico+, altrimenti si rischia di andare troppo oltre”. In pratica cosa fate? “Abbiamo diviso la vigna in lotti da 12 ha, lavorati sempre dalle stesse persone, cosicché ognuno ha sempre quell’area di lavoro. Questo permette a chi lavora quel pezzo di terreno di avere sempre chiara la situazione della sua area di vigna. Durante l’anno lasciamo andare le pecore che ci concimano le vigne, mentre le mucche sono utilizzate per preparare il compost da mettere nel terreno”. Quello di Château Palmer è caratterizzato da ghiaia, tanta qui ben 18 tipi diversi. A ogni domanda Thomas Duroux non perde la sua verve. Si tratta di entusiasmo, di fiducia, ma mai di fede cieca, come mi chiarisce con la risposta successiva: “Non ci consideriamo talebani, ma usiamo solo il meglio della biodinamica”. Se serve trattare in condizioni estreme lo fanno e dove non ci sono riusciti come nella 2018 hanno fatto un vino pazzesco (12 hl per ettaro), secondo Thomas Duroux paragonabile a Château Palmer 1961, la cosa che sta in un bicchiere più prossima alla perfezione. Rispetto alle annate pre biodinamica i vini di oggi, secondo Thomas, sono differenti. Non molto migliori ma hanno un suono, una frequenza differente, che li rende, secondo lui, “più precisi e legati al territorio”. Per la mia esperienza i vini sono anche più intensi a seconda del carattere dell’annata. Mi spiego. In un’annata fredda saranno ancora più delicati, con il frutto in disparte a vantaggio di sensazioni floreali, tutto il contrario, ma senza esasperazioni, in un’annata potente. In cantina grande linearità come potete leggere qui. Il taglio del vino infine viene fatto  piuttosto presto (febbraio) “perché vogliamo mettere in barrique un vino già stabile, così si amalgama in maniera uniforme”.

Descrizione stile vini di Château Palmer

Alla fine di questa chiacchierata con Thomas Duroux non gli chiedo di parlare delle note di degustazione dei vini, ma di descrivermi lo stile di Château Palmer, considerandolo come se non fosse un vino. Appassionato d’arte Thomas paragona il primo vino e l’Alter Ego a due paesaggi di altrettanti pittori notissimi. l’Alter Ego a uno di Van Gogh. Un paesaggio che ha tratti pastosi, molto vivaci e quelle stratificazioni di colore, che ritroviamo anche nel vino, specie rispetto alle numerose sovrapposizioni fruttate. Per il Grand Vin mi parla di Caravaggio. Per quello che so Caravaggio era attratto dalle figure e non dai paesaggi, sempre in secondo piano nelle sue opere. Riflettendo però il paragone calza, se pensiamo al percorso di Château Palmer. Uno in cui il territorio c’è sempre stato, ma è grazie all’uomo, appunto spesso in posizione privilegiata nei dipinti di Caravaggio, a dargli forma e consistenza nuova. In chiusura ecco Thomas Duroux. Guardate gli occhi. Sono curiosi, affamati di verità, la stessa che ha dato a Château Palmer. Un’azienda che coniuga un pensiero sul vino e sull’ambiente –la biodinamica- con l’eccellenza del gusto.

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