Un borgognone a Bordeaux: Ferréol Du Fou

 

Una volta neanche l’ombra. Oggi di borgognoni a Bordeaux ce ne sono parecchi. Ferréol Du Fou, direttore commerciale di Château Troplong-Mondot, va ad alimentare un gruppo di conterranei semprepiù nutrito, anche al femminile, come dimostra anche Gwuendoline Lucas manager di Château la Dominique, sempre a Saint-Émilion. Ferréol, come si vede dalla foto, un ragazzo alto, con spalle larghe, probabilmente ha trascorso parecchio tempo  in vigneto e non solo dietro una scrivania. Anche per questo mi può raccontare qualcosa su entrambi i versanti del vino: produzione e commercio.

Un borgognone a Bordeaux e il suo punto di vista sul vino

 

“Il mio punto di vista sul vino ha più un aspetto relativo alla coltivazione. In Borgogna facciamo così ed io continuo a pensare che la cura della vigna e dell’ambiente siano essenziali. Io ho sempre in mente il fatto che noi abbiamo tempo. Un grande vino è sempre una questione di tempo, nel farlo, nell’invecchiarlo, nel berlo. Tutto questo è qualcosa che dobbiamo condividere e trasmettere alle future generazioni. Perciò non andiamo di fretta”.

Château Troplong-Mondot, cosa cambia

parte prima

Una domanda circa questa lentezza va a intrecciarsi con problemi come il clima e come questo fattore ha cambiato –in meglio o in peggio ce lo dirà lui- il modo di fare i vini da queste parti. “Il riscaldamento globale in parte ha comunque aiutato ad avere frutti perfettamente maturi. Circa 15 anni fa correvamo tutti dopo la vendemmia, credo tuttavia che oggi se un vino è ricavato da un grande terroir sia approcciabile anche da giovane, dimostrandosi fresco, energico, divertente da giovane ma anche in grado di invecchiare bene”. I vini di Bordeaux per tutta una serie di ragioni, come mi spiega Ferréol du Fou sono quindi meno introversi, anche da giovani, senza che tuttavia si perda nulla di quella caratteristica, l’invecchiare per tantissimi anni, che li rende assolutamente unici al mondo.

Château Troplong-Mondot e cosa cambia

parte seconda

 

Per esprimere ancora di più il terroir Château Troplong Mondot ha cambiato consulente esterno, passando da Michel Rolland a Thomas Duclot. Il cambiamento è piuttosto radicale, non per la qualità dei due tecnici, eccellente per entrambi, ma piuttosto per i rispettivi approcci. Non c’è un meglio o un peggio, ci sono due filosofie. Non banalizzo dicendo potenza contro grazie, chi avrà assaggiato millesimi sotto la cura di Rolland (la sua ultima annata è stata la 2016) avrà potuto notare che l’eleganza non manca. Tuttavia Duclot lavorando per sottrazione, dovrebbe far uscire maggiormente l’anima del terroir di Mondot. “in concreto il cambiamento si avvertirà maggiormente in vigna e meno in cantina. Non più estrazione e più infusione. Il gusto del primo vino di Château Troplong-Mondot è una nuova strada per leggere il nostro terroir: fresco, pieno di energia, minerale”.

Un borgognone a Bordeaux e il vino di Château Troplong-Mondot

Mora di rovo al tramonto, carruba del Madagascar, cipria, descrittori sempre più soggettivi, alle volte fantasiosi, che poco restituiscono di un carattere del vino o di quello legato al processo di vinificazione. Allora ho chiesto a chi il vino lo produce, e lo commercializza, di cosa sa il proprio vino. “Appena imbottigliato il primo vino di Château Troplong-Mondot è un puro, minerale (quella sensazione che ricorda il sale) con un sapore morbido che ricorda i frutti rossi. Invecchiando lo stesso vino sembra sempre più giovane dell’annata in etichetta. Gli aromi sono più evoluti, rimane il frutto rosso, cui si aggiungono sensazioni di scatola da sigaro. Il vino tuttavia anche con l’invecchiamento rimane sempre energico e vitale; questa è la chiave di lettura per un grande vino”.

Un borgognone a Bordeaux e il mercato dei vini di Château Troplong-Mondot

Il Covid ha cambiato qualcosa nella produzione?  “Nulla, tanto che nessuno di non autorizzato è stato ammesso in cantina. Dal punto di vista della vendita e della promozione è invece cambiato tutto”. Come ha fatto fronte uno château così importante all’emergenza? “Abbiamo cercato di fare tutto affinché le persone parlassero e degustassero i nostri vini. Lo abbiamo fatto con degustazioni su diverse piattaforme come zoom, abbiamo inoltre fatto vedere, attraverso dirette online, il nostro terroir e la vendemmia”. Tutto questo ha assicurato ai vini di Château Troplong-Mondot una presenza sui mercati. A proposito quali sono? Numerosi, compresa l’Italia compresa. Pensate infatti che la Cina, per altri châteaux una delle prime risorse economiche, per questo château di Saint-Émilion è un mercato non tra i più grandi anche se la domanda dei vini dello château sta crescendo anche là.

Férreol du Fou e il futuro di Château Troplong-Mondot

Se la classificazione dei vini di Saint-Émilion è mobile, si rivedrà nel 2022, Château Troplong-Mondot avrà grandi chance di passare di categoria. Un salto di una posizione, da Premier Grand Cru Classé B ad A, molto difficile, ma per questo château non impossibile, come ribadiscono le parole di Ferréol du Fou: “il nostro terroir, i nostri vini, la nostra storia parlano per noi.

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