Matthieu Bordes

Chi è Matthieu Bordes? Il manager di Château Lagrange. Siamo sulla riva sinistra a Saint-Julien, un territorio super, di cui vi ho ancora parlato poco al momento in cui scrivo. Château Lagrange, così vi finisco il quadro, è un terzo cru, rispetto alla classificazione del 1855. Lo château da anni, per al precisione 1983, è di proprietà di Suntory, marchio giapponese leader nei distillati e nel saké?????. Lo château negli anni ha dovuto fare un’operazione di ridefinizione del proprio stile, in vigna c’era riequilibrando la quota di Merlot un tempo piantato in abbondanza perché di moda. Oltre a questo ha dovuto ridefinire anche la propria qualità in generale, in passato non proprio da 3 cru. Per questo e molto altro ancora ci voleva un manager come quello che da anni ha lo château.

Curriculum di Matthieu Bordes

 

Bordolese di nascita, comincia a 8 anni partecipando alle vendemmia in famiglia. Ci prende gusto, dopo gli studi in biologia e un diploma in enologia, comincia la propria carriera a Bordeaux lavorando in uno Château di Saint-Estephe, poi milita in diversi top team come Cheval Blanc e Château Smith Haut-Lafitte, approdando infine a Château Lagrange nel 2006, guadagnando i galloni di capitano, pardon manager, nel 2013.

Cosa fa un manager di uno château di Bordeaux?

 

Tutto verrebbe da dire, anche di più, verrebbe da aggiungere parlando con Mathieu. Da un punto di vista pratico mi racconta come dei punti importanti siano legati agli spazi di ricevimento uve e della cantina in senso stretto. Quello che mi ha sempre colpito di Matthieu, fa molte dirette social, specie instagram, è la grande comunicatività, associata a passione per il suo lavoro. È simpatico ed empatico insomma. Non mi stupisco allora quando mi dice che la cosa più importante nel lavoro di un manager di uno château è: il team, il gruppo.

Cosa ha fatto Mathieu a Château Lagrange

“In vigna appena sono arrivato ho chiesto di scavare 200 buche, così da fare indagini dettagliatissime sul suolo dello château. La ricerca ci ha permesso di individuare 17 tipi differenti di suoli. La cosa che ci ha aiutato a capire le varie parcelle, aiutandoci nel caso a separarle con precisione”. In cantina? “Abbiamo serbatoi di sedici capacità differenti, oltre a questo non usiamo pompe. Infine tutte le scelte che facciamo rispetto al vino sono sempre dettate da assaggi”. Per questo si può dire che per fare il vino a Château Lagrange non c’è una ricetta, ma un mix di azioni che coinvolgono esperienza e, di nuovo, empatia.

Château Lagrange e il ‘pollice verde’

 

Oggi la tendenza all’attenzione all’ambiente e come esso cambia sono giustamente una parte importante del fare vino. Matthieu non insegue alle mode, ma fa tutto il meglio per i terreni, in totale 118 ha, di Château Lagrange. “Non usiamo insetticidi ed erbicidi dal 2008, gestiamo le parcelle, circa 30 ha, in maniera bio e studiamo la biodinamica e come questa pratica possa migliorare i terreni. Il Dna della nostra compagnia (Suntory) è quello di preservare l’armonia tra uomo e natura”. Quest’ultimo è un concetto piuttosto orientale, magari indirettamente assorbito dalla proprietà nipponica dello château? “Guardando indietro possiamo dire che alcuni aspetti della cultura giapponese hanno influenzato Château Lagrange facendolo diventare quello che è oggi”, mi racconta Matthieu, che prosegue spiegandomi quali siano gli aspetti di questa influenza. “Si tratta di qualità innanzitutto, ma anche di lavoro, di precisione, di onestà, lavoro di squadra e –come detto qualche riga più in alto- rispetto per l’ambiente”.

Château Lagrange e i cambiamenti climatici

 

Già l’ambiente. Secondo il manager di Château Lagrange sono indubbi i cambiamenti del clima. “Nel nostro blend abbiamo sempre più Cabernet Sauvignon se comparato con quello di 30 anni fa. L’università di Bordeaux sta mettendo a punto il recupero di varietà coltivate anticamente nella zona, ma è ancora presto per valutarne i risultati. In vigna oggi abbiamo 2/3 piantati a Cabernet Sauvignon e Petit Verdot che ci hanno aiutati molto nel blend in annate come 2016, 2018, 2019”. Già il blend. L’operazione che più di altre definisce e qualifica i vini di Bordeaux. Secondo il manager di Château Lagrange questo momento deve essere fatto all’inizio dell’invecchiamento del vino, nonostante questo sia generalmente l’approccio più adottato sulla riva destra.

Château Lagrange e mercati

 

“Sono più preoccupato per i ristoratori e gli hotel, tanto colpiti dalla pandemia, piuttosto che dal nostro calo delle vendite”. Mi racconta Matthieu, anche perché Château Lagrange sta continuando a rimanere in contatto con i propri clienti grazie all’online. Uno strumento importante per le vendite, comprese quelle en primeur, oltre a un mezzo indispensabile per  i momenti di approfondimento. Un pensiero in chiusura all’Italia. “Purtroppo l’Italia per noi rappresenta un piccolo mercato, attorno all’1%, ma sono sicuro, visto che Lagrange è considerato un grande vino value for money –un po’ il nostro qualità prezzo- sono sicuro che la nostra presenza in Italia crescerà notevolmente”.

 

Qualche consiglio da Matthieu Bordes

 

Visto che Matthieu è molto disponibile e vista la sua esperienza in diversi châteaux di Bordeaux, gli ho chiesto tre nomi di aziende poco conosciute o che, secondo lui, avranno ampi margini di crescita nei prossimi anni. Se siete arrivati fino a qui a leggere ve li meritate tutti. Eccoli: Château La Vieille (Aoc Fronsac), Château Beaumont (Aoc Haut-Médoc) e Château Haut Mongeat (Aoc Graves de Vayres).

Categories: Bordeaux, Château, Persone

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