Château Palmer vino

Château Palmer 2017

94/100

95/100 in abbinamento

 

Château Palmer 2015

97/100

99/100 in abbinamento

 

 

Comune: Margaux

 

Uvaggio: cambia con le annate, ma quello che è importante è che qui c’è un’altissima percentuale di Merlot, inusuale sulla riva sinistra. Per questo vi consiglio per le esatte proporzioni di andare a visitare il sito dell’azienda; davvero ben fatto. Per darvi comunque un’idea nella 2017 il primo vino di Château Palmer ha addirittura il 54% di Merlot.

 

Vinificazione: acciaio in 54 serbatoi troncoconici, la malolattica è effettuata in legno.

 

Affinamento: 20 mesi circa di cui il 50/70% nuovo

 

Abbinamento: Tortellini in crema di fegato d’oca e tartufo nero del Ristorante San Domenico di Imola (due stelle Michelin).

Abbinamento

Per i bolognesi i tortellini sono solo in brodo, per i golosi anche alla panna o come va oggi in crema di parmigiano. Per chi ama, come me, la libidine totale, questo è da provare. Un classico tortellino cotto acqua, di sapore ce ne è già abbastanza nella salsa, successivamente condito con crema di fegato d’oca frullato con burro e poi stemperato ulteriormente, per dargli consistenza cremosa e minore intensità, con crema di latte.

Se fosse…..

 

Se il primo vino di Château Palmer fosse altro dal vino sarebbe: L’Olanda del calcio. Alcuni diranno che non ha vinto niente, ma ha conquistato prima gli occhi poi i cuori di tutti. Una squadra che ha incantato, innovato e che si è fatta, e farà ricordare, per la differenza con cui ha guardato quello che per altri era un gioco sempre uguale a sé stesso salvo piccole variazioni sul tema. Lo stesso fa Château Palmer con il suo primo vino. Un condensato di coraggio, di anticonformismo, mica da poco portare tutto in biodinamico, in un’area in cui il bio non è così praticato. Il risultato è un vino, al netto dell’annata, eccellente, specie a livello gustativo.

Annate Château Palmer

 

2017: gelata pericolosa all’inizio del ciclo vitale della pianta. Un pericolo letale che ha limitato molto le rese, le più basse da 25 anni a questa parte. La selezione naturale sommata a quella dello château, ha prodotto comunque un bel vino. Coerenza tra naso e bocca. Domina il frutto scuro, accompagnato da una leggera scorza di agrumi, parte verde nobile con erbe aromatiche, bella la nota di anice, e un sottofondo di tamarindo e china. Tannino tonico. Acidità fruttata e tannino riescono a compensare la ricchezza del condimento dei tortellini.

 

2015: annata super e vino di conseguenza. Il Cabernet Sauvignon in un’annata calda e regolare riesce a maturare, è una varietà tardiva, con tempi e temperature ‘più suoi’. Il calore dell’annata porta lo château ad alzare in quest’annata la quota di di Petit Verdot nell’uvaggio. Il frutto scuro e quello rosso ‘litigano’ per il primato in fatto d’intensità. L’acidità è alta, ma è ben bilanciata dalla maturità del frutto. La complessità invece è garantita da note di geranio, viola, spezie e menta. Tannino dolce. Tanta abbondanza di sensazioni non va a coprire il piatto, ma a bilanciarne semmai le parti generose, soprattutto merito di freschezza e vivacità balsamica.

Curiosità

Dal 2014 lo château è totalmente bio. Nonostante Château Palmer sia un terzo cru secondo la classificazione del 1855 il potenziale dei vini è molto cresciuto nelle ultime decadi tanto che se la classificazione venisse rifatta, château Palmer potrebbe vedere migliorata la propria posizione.

 

Per quanto riguarda l’abbinamento il ristorante San Domenico a Imola, come detto un due stelle Michelin, ha molti bordeaux in carta. Non ricordo se anche queste annate di Château Palmer, ma qualcosa troverete di sicuro. Chiedete anche di visitare le cantine del ristorante un museo sotterraneo dove riposano anche annate molto vecchie, specie di vini nazionali che non pensereste mai possano arrivare ad età così avanzate, conservando al tempo stesso la beva. Il locale ha alle spalle una solidissima. Oggi c’è il medagliatissimo Massimiliano Mascia ma agli esordi del locale, anni ’70, dopo poco la cucina fu affidata ad un allora sconosciuto Valentino Marcattilii che per diversi mesi fu affiancato da Nino Bergese, cuoco che aveva cucinato come cuoco personale di casa Savoia. Solo blasone? Pensate dover cucinare tutti i giorni per un cliente che è sempre lo stesso.

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