Château Lafon-Rochet nuovo corso

 

Per quelli, sempre meno in verità, che Bordeaux sia una zona immobile, ecco la novità. Château Lafon-Rochet (4 cru secondo classificazione del 1855) cambia proprietà. La notizia mi è arrivata poso prima della mia visita. La data? 9 settembre. La famiglia uscente è quella dei Tesseron, qui dagli anni ’60. A loro l’azienda deve tanto, visto che grazie a questa famiglia i vini sono in costante ascesa. Tanta fortuna a chi esce e altrettanta a chi entra ovvero un gruppo capeggiato da monsieur Lorenzetti, già co-proprietario di Château d’Issan.

Il giallo del colore giallo

Oggi quello che individua la struttura di Château Lafon Rochet è un bel colore giallo. Un po’ dorato, un po’ aranciato, un po’ curcuma. Roba che la vedi lontano un miglio. Proprio questo infatti è stato lo scopo del colore che oggi caratteriza la struttura, ma facciamo due passi indietro. Sul finire del secolo scorso lo château brucia e poi viene ricostruito, ricorrendo anche al cemento. Il colore di questo materiale non è il massimo. Allora si pensa di ridipingerlo anche per riconoscerlo in mezzo a un mare di vigna. L’idea originale, originale per davvero, è quella di ricorrere al rosso, al verde e al giallo. Delle tre l’uno, ma il verde si confonde in un’ambiente che per mesi è tutto verde e il rosso non è il massimo della discrezione. Ecco allora il giallo, colore che dal 2000 sarà anche quello delle etichette dello château: in precedenza bianche.

Vigneto Château Lafon-Rochet

Château Lafon Rochet negli anni ha fatto un lavoro di personalizzazione nella ricerca di vini sempre più precisi, predisponendo una mappatura dei propri 41 ettari di vigneto. Il risultato? 15 differenti tipi di terreni, di fatto raggruppabili in 3 macro-insiemi (argilla, anche blu come quella che si trova a Pomerol, ghiaia e mix dei due primi elementi a loro volta mescolati con sabbia). Questo ha permesso una personalizzazione colturale talmente elevata per cui le varietà principali (Cabernet Sauvignon 57%, Merlot 37% poi Petit Verdot, Cabernet Franc, le piante hanno in media 30 anni di età), anche nello stesso filare, sono piantate con porta innesti diversi. Oltre a questo Château Lafon Rochet non applica per forza le regole colturali classiche, tanto che il Merlot accade che sia su ghiaia e il Cabernet Sauvignon su argilla. Lo dimostrano gli 8 ettari con piante degli anni ’50 in grado di dare, una volta vinificato, un Cabernet mooooolto raffinato. La strada di conduzione del loro parco di piante non va solo in una direzione. Organico, HVE3 (alto valore ambientale) ma anche un occhio alla biodinamica fanno sì che lo château cerchi in più direzioni, la propri strada da ‘pollice verde’. Una fatta in particolar modo dalla volontà di ripristinare un ecosistema davvero tale, perciò non solo basato su di una specializzazione viticola.

Château Lafon-Rochet in cantina

Quella nuova è stata costruita all’inizio del 2016. Anche qui la scelta è stata quella di dare spazio a quello che c’è in vigna, anche dal punto di vista degli ingombri. Per questo 41 ha trovano posto in 40 serbatoi, sia di acciaio sia di cemento. La scelta in vinificazione è quella di prendersi tempo con temperature che salgono dolcemente in fermentazione e rimontaggi mai estremi. Come in vigna grande apertura al nuovo, alla faccia anche qui di chi pensa che Bordeaux sia roba vecchia e da vecchi. Usano anche lieviti selezionati da loro colture, sperimentano le anfore, anche se probabilmente rimarranno sperimenti. La malolattica? Svolta ovviamente sempre come accade con i rossi, anche se alle volte, dipende dalla parcella, funziona meglio in acciaio, altre volte in legno. Con i legni Château Lafon Rochet incrociano barrique di 12 tonellerie. Riducono la quota di legno nuovo per il primo vino, oggi sono sul 35%, ma perlustrano anche i legni grandi (circa 13 hl) e relative provenienze (Bordeaux, Borgogna e Austria). Il primo vino affina per almeno 1 anno.

Stile

 

Rivoluzionario. Piano siamo sempre a Bordeaux e sempre in Francia dove le rivoluzioni non le prendono alla leggera. Tuttavia se in generale Saint-Éstephe è considerata un’appellazione con vini spesso rustici in gioventù, con tannini tosti, qui le cose cambiano. I vini di Château Lafon Rochet sono immediati anche in giovane età ma ugualmente bordolesi, quindi adatti ai lunghi invecchiamenti. Molto buoni con l’annata 2003 in avanti.

Riassunto Château Lafon-Rochet

 

 

Château Lafon Rochet

Comune: Saint-Éstephe

Quarto (forth growth) secondo la classificazione del 1855

Manager:

Consulente esterno: Jean Claude Berrouet insieme a Eric Boissenot

Secondo vino: Pélerins de Lafon-Rochet

Ettari vitati: 41

In vigna: Cabernet Sauvignon 57%, Merlot 37% poi Petit Verdot, Cabernet Franc, le piante hanno in media 30 anni di età

Curiosità: il colore giallo.

 

In Italia i vini di Château Lafon Rochet sono distribuiti da: Pellegrini, Cuzziol Grandivini, Sarzi Amadé, Balan, Vino & Design

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