A Saint-Émilion una chai tutta da mangiare: Chai Pascal

Marzo 17, 2020.Marco Tonelli.0 Likes.0 Comments

In Italiano sarebbe Cantina Pasquale, mica uguale, mica figo come in francese. Chai Pascal tuttavia è un locale piccolino, 30 coperti, che s’incontra salendo dalla parte sud di Saint-Émilion, oppure scendendo dal centro. Qualche posto per l’auto, lungo la strada, a pagamento.

All’interno il locale più che cantina sembra un bistrot, con tavoli piccoli, sedute essenziali e mise en place senza fronzoli. Le bottiglie non invadono la sala, chiaro segno -anche la lunghezza della carta vini mi dà ragione- che il bere non sarà il protagonista. Se pensate però che la mancata corrispondenza con la parola cantina trasformi Chai Pascal in un fake per turisti, vi sbagliate. Qui si viene per mangiare.

Lo si capisce dal doppio menù, di giornata e quello che cambia meno spesso col trascorrere delle stagioni, lo ribadiscono infine le preparazioni e le porzioni. Per chi volesse andare sul leggero l’assiette de legumes –non si tratta di legumi ma di verdure- è stagionale e conserva le consistenze. Abbondante e abbastanza varia anche l’insalata (chiamata biquette) con crostini, in realtà crostoni, di formaggio di capra, peccato solo che la salsa marrone usata per condire, doni sapore, ma non quella leggerezza che invece ci si aspetterebbe da un’insalata. Qui ci si sfama anche solo con gli antipasti, come il prosciutto crudo di maiale nero del Périgord, forse un poco stagionato per noi italiani che lo abbiamo nel sangue insieme ai trigliceridi, ma almeno non è salato e si fa mangiare.

Terrina di Chai Pascal? Buona, non troppo fegatosa, ma purtroppo è spesso servita gelata. Parecchia roba forte in carta come la lamproie, sorta di anguilla e l’andouillette AAA* (salsiccia fatta con gli organi digestivi del maiale). La tripla A non si sa se è un annuncio diretto alla vostra gola o il rating che Mooody’s, o in questo caso sarebbe meglio ribattezzarlo Foody’s, darebbe alle capacità necessarie per digerire questo piatto.

Per finire, meglio i formaggi dei dolci, insuperabile il pane; croccante, con equilibrio tra mollica e crosta, insomma una bomba, anche se non ho capito se lo facciano loro o lo acquistino. Servizio gentile, alle volte un po’ disattento, ma la tipologia ruspante del locale in parte giustifica. Il caffè Illy chiude il pasto in un luogo, secondo me, da prediligere a pranzo.

Per la cena in città ci sono alternative migliori, per confort, cucina e cantina; forse non per spesa. Qui infatti si spendono poco meno di 40 euro per due piatti più dessert.

*in realtà le tre A sono un acronimo per una specie di certificazione relativa all’artigianalità di questo insaccato. Una specie di amici dell’andouillette.

Chai Pascal 37 rue Gaudet Saint-Émilion

Aperto sempre, tutto l’anno……..mazza che mazzo che si faranno.

Categories: Bordeaux, Dove mangiare

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