Dei posti, come delle persone, ci s’innamora in molti modi. Può capitare per scelta, per caso oppure per un colore. Per caso in un pomeriggio nerissimo a Saint-Émilion mi rifugio nel coloratissimo Au parvis des Thés. Un locale vicino alla chiesa collegiale, colmo di cose, soprattutto di tè, ma anche di passione, quella della titolare Caroline per questa bevanda.
C’è un piccolo spazio all’aperto, ma soprattutto c’è una sala affollata, anche senza clienti, piena zeppa di mobili, sedie, tavolini e cose che ci stanno sopra. Un disordine per chi guarda distrattamente, un ordine sparso, vario e colorato, per chi si accomoda al au Parvis des Thés con la voglia di innamorarsi di un luogo.
Girandovi attorno trovate tutto; cartoline, grandi barattoli di tè, dolci, invitanti e abbondanti, disposti su di un tavolo all’entrata. Caroline vi sa sempre consigliare, anche se non siete esperti di tè blu, neri o verdi. Le teiere in cui vengono serviti sono carine, alcune anche belle, con tazzine coordinate e un simpatico trio di clessidre che depositano ciascuna una quantità di sabbia differente, legata ad altrettanti tempi d’infusione; più facile a vedersi che a spiegarsi. Dolcetti? Qui, roba seria.
Non tanto per i canelé, buoni, quando per gli amaretti qui chiamati macarons: da campionato. Li fa la mamma di Caroline, madame Fermigier in un negozio-laboratorio lungo una delle vie principali del centro di Saint-Émilion. La ricetta? Arriva direttamente dal ‘600, dal convento delle orsoline. I macarons di Saint-Émilion assomigliano, per estetica e gusto, ai nostri amaretti.
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