Terroir ne abbiamo a Saint-Émilion?

Aprile 17, 2020.Marco Tonelli.1 Like.0 Comments

Terroir ne abbiamo a Saint-Émilion?

Dentro la parola terroir ci si ficca tutto quanto abbia a che fare con il luogo di produzione del vino: clima, esposizione, suolo e tanto altro, perché la terra, come diceva Luigi Veronelli -lui sì uno dei pochi veri influencer di casa nostra- è più forte del vitigno e persino dell’uomo.  Di terroir se ne parla tanto rispetto a numerose zone: Borgogna, Langhe, Mosella. Bordeaux, riva destra o riva sinistra che sia, raramente è in cima alla hit parade dei luoghi dotati di terroir. La domanda perciò è: Terroir ne abbiamo a Saint-Émilion?

Le particolarità del terroir di Saint-Émilion

A Saint-Émilion, riva destra, la geologia è complessa come e più di un puzzle monocolore. L’arcobaleno di variabili qui contribuisce a determinare lo stile di molti vini. Saint-Émilion e vigne circostanti sorgono sul plateau, di fatto una gobba di calcare puro. In quest’area tanti top player, molti dei quali con la fascia da capitano: quella di Premier Grand Cru Classé, a loro volta suddivisi tra B e A. Una qualifica, rivista ogni dieci anni, ma che viene attribuita per diverse ragioni, su tutte classe e stile. Roba che non si compra, ma che ci si guadagna -nel vero senso della parola- sul campo.

Château Beausejour-Bécot ieri e oggi

Quello di Château Beausejour-Bécot (Premier Grand Cru Classé B) negli anni è cresciuto di dimensione, allargandosi grazie ad acquisizioni come Château Trois Moulins, Château la Gomerie, lontano dal plateau ma con più argilla, e Château la Carte. La famiglia Bécot, attuale proprietaria di Château Beausejour-Bécot, nonostante arrivi dall’automotive, nel tempo ha saputo assemblare un’idea di gestione non così comune da queste parti. Una consapevolezza dei propri mezzi, il terroir, e dei propri limiti, quelli personali. Un riconoscersi non all’altezza o almeno non alla stessa di quel terroir che alla fine diventa l’unico vero protagonista in grado di fare grandi vini.

Come Château Beausejour-Bécot produce i propri vini

Château Beausejour-Bécot in cantina la fa semplice. Jean de Cournuaud (direttore tecnico), di lui ne parlerò presto, me la illustra brevemente. Fermentazione in acciaio, malolattica in parte legno e in parte in acciaio e successivo affinamento in legno, solo barrique, solo francesi, provenienti da ‘solo’ 7 tonnellerie diverse. Più della metà sono nuove e il periodo di affinamento, variabile da annata ad annata, si aggira sui 18 mesi. Iter semplice, lineare, anche se Jean mi riporta sul terroir, anzi nel terroir. Di solito, come detto, la parola si riferisce a tutto quello che sta sopra e attorno alla terra. Ma sotto?

Caratteristiche del terroir di Château Beausejour-Bécot

Jean mi ci porta con la scusa di visitare in anteprima i nuovi locali della cantina. Qui tutto è funzionalità, con pareti levigate e spazi ampi. Più sotto, solo poesia e magia. Quando la città di Saint-Émilion venne costruita la materia prima fu semplicemente quello che c’era a disposizione. Enormi blocchi di calcare di colore ocra furono prelevati dai dintorni. Del terroir, anche quello sotterraneo, non si butta via niente, per questo le gallerie non solo sono state per anni usate per collegare Château Beausejour-Bécot  con alcuni châteaux vicini, ma ancora oggi ospitano migliaia di bottiglie di questo château. 800 metri zeppi di bottiglie, l’annata più vecchia ancora presente è degli anni ’30. Non c’è alcun dubbio che qui ci si trovi sotto terra, come dimostrano le terminazioni delle radici spuntano dal soffitto della galleria in diversi punti.

Stile dei vini di Château Beausejour-Bécot

Devono stare proprio bene lassù le vigne, se il nome di questo château, tradotto letteralmente suona come ‘bel soggiorno’. Bello, oltre che buono è il risultato nel bicchiere. Un aspetto, quello della degustazione, che i vini di Château Beausejour-Bécot affrontano in maniera naturale, nel senso migliore del termine, mostrando, specie da alcune vendemmie a questa parte, una grande scorrevolezza sia in annate potenti, qui mai troppo cariche, sia in quelle più fredde, quasi mai determinate da note verdi come ci si potrebbe aspettare. L’assaggio insomma risponde alla domanda dell’inizio (terroir ne abbiamo a Saint-Émilion?): da Château Beausejour-Bécot decisamente sì.

 

Château Beausejour-Bécot

lieu dit La Carte1 Saint-Émilion

Visite su prenotazione: contact@beausejour-becot.com

Consulente esterno Thomas Duclot

Secondo vino: Petit Bécot

In vigna: oltre 80% di Merlot che ha anche le piante più vecchie (45 anni circa), 15% Cabernet Franc, 5% Cabernet Sauvignon (non così comune vederlo su terreni composti da solo calcare)

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