Persone di Bordeaux: Château Beausejour-Bécot

Aprile 24, 2020.Marco Tonelli.1 Like.0 Comments

Persone di Bordeaux: Jean de Cournuaud, direttore tecnico di Château Beausejour-Bécot

A Bordeaux ci sono gli châteaux, i loro fasti, i loro grandi vini, ma per capirne la grandezza bisogna guardare alla persone in questi castelli ci lavorano. Dal trattorista a chi pulisce le botti, fino anche ai tecnici. Tutti quanti sono necessari alla qualità dei vini degli châteaux in cui lavorano. Per il primo articolo sulle persone di Bordeaux parto da Château Beausejour-Bécot non potevo non incontrare e scambiare due parole, poche perché un personaggio schivo ma preparatissimo, come Jean de Cournuaud, direttore tecnico di Château Beausejour-Bécot a Saint-Émilion. Come detto in apparenza è un po’ timido, ma sa scavare in profondità quando mi parla degli aspetti che più di altri caratterizzano i vini di Château Beausejour-BécotJean de Cournuaud arriva in questo château circa 3 anni fa.

Jean e i vitigni dello château

Da qui in poi scava, metaforicamente parlando, approfondendo sempre di più quegli aspetti che determinano il gusto dei vini aziendali. Penso alla piccola percentuale di Cabernet Sauvignon (circa 5%) che viene mantenuta per dare al vino quella nota balsamica, rinfrescante. Una sensazione che in qualche modo contribuisce, insieme alle qualità fruttate acide del Cabernet Franc (gran parte del vino è composto da Merlot) , nel definire meglio quella naturalità del sorso che negli ultimi anni è sempre più nitidamente avvertibile nei vini di Château Beausejour-Bécot. Una caratteristica non così facile da spiegare a parole, molto più comprensibile invece assaggiando le etichette (grand vin e secondo vino) di Beausejour-Bécot oppure ascoltando le parole di Jean: “quello che differenzia i vini di Château Beausejour-Bécot è il terreno, per questo combattiamo perché il valore del vino, del nostro intendo, sia sempre più il terroir. Altrimenti la produzione dei bordeaux sarebbe solo una questione di mezzi”.

Jean de Cournuaud e l’annata 2019

L’annata 2019 a Saint-Émilion, secondo Jean de Cournuaud, è stata complicata, ma molto buona. “l’inverno è stato mite, poi molto caldo, anche se la pioggia di luglio, alle volte anche pesante, ha dato comunque respiro alle piante”. Approfitto della sua disponibilità per chiedergli un parere su un tema in voga, specie nella comunicazione, come la mineralità. Il termine ha un’origine anglosassone. I significati più riccorrenti attribuiti a questa parola? Di tutto e di più, dalla sapidità, alle pietre bagnate, fino a quella suggestione che ricorda la salsedine. Per Jean de Cournuaud la sensazione è importante, specie nella descrizione dei vini di Château Beausejour-Bécot, anche se per lui è legata a un aspetto quasi polveroso che rimane in bocca specie nella parte finale del sorso.

Jean de Cournuaud e l’underground di Saint-Émilion

Jean mi ci porta con la scusa di visitare in anteprima i nuovi locali della cantina. Qui tutto è funzionalità, con pareti levigate e spazi ampi. Più sotto, solo poesia e magia. Quando la città di Saint-Émilion venne costruita la materia prima fu semplicemente quello che c’era a disposizione. Enormi blocchi di calcare di colore ocra furono prelevati dai dintorni. Del terroir, anche quello sotterraneo, non si butta via niente, per questo le gallerie non solo sono state per anni usate per collegare Château Beausejour-Bécot  con alcuni châteaux vicini, ma ancora oggi ospitano migliaia di bottiglie di questo château. 800 metri zeppi di bottiglie, l’annata più vecchia ancora presente è degli anni ’30. Non c’è alcun dubbio che qui ci si trovi sotto terra, come dimostrano le terminazioni delle radici spuntano dal soffitto della galleria in diversi punti.

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