Les Arumes de Lagrange 2018 Château Lagrange

Les Arums de Lagrange 2018

89+/100

93/100 con abbinamento

Comune: Saint-Julien (nonostante sia in questo comune questo vino bianco è sottoposto ad appellazione/denominazione generica in quanto l’Aoc Saint-Julien riguarda soltanto i vini rossi)

Uvaggio: Sauvignon Blanc in prevalenza, Sémillon, Sauvignon Gris

Legno: sì

 

Per la scheda sul sito dello château è fatta benissimo, vi consiglio perciò di dare un’occhiata a quella. Personalmente cercherò di non addormentarvi con percentuali di vitigni e altro, anche perché, secondo me, servono in un contesto del genere abbastanza poco. Piuttosto vi descrivo questo vino in tre parole.

Nome del vino

Arums sono, di fatto, dei fiori molto simili alle calle che crescono nel giardino di Château Lagrange (lo château è un terzo cru secondo la classificazione 1855.). Le calle sono fiori bianchi molto lunghi, dalla forma molto elegante. Il nome di questo vino bianco secco gioca anche sulla pronuncia della parola inglese aromas, letteralmente aromi.

Se Les Arums de Lagrange fosse……..

Per l’agilità comunque articolata, ma mai troppo celebrale,  che questo vino esprime in bocca, direi che Les Arums de Lagrange assomiglia a una serie tv. Una divertente, con tanti personaggi dai caratteri differenti ma non troppo complicati. Come gli arums, pardon aromi, e i sapori del vino, nitidi e facilmente riconoscibili. Pensando a una serie televisiva quella che mi viene in mente è Friends. Una serie nuova, all’epoca, giovane, che potevi anche metterti a guardare non per forza dalla prima stagione, capendola ugualmente e apprezzandola per la verve e la piacevolezza: come questo vino bianco di Château Lagrange.

Abbinamento con Les Arums de Lagrange

Un classico della cucina italiana di riviera: spaghetto alle vongole.

La bellezza o in questo caso la bontà di questo piatto, la fanno gli ingredienti. Pochi, ma buoni, due su tutti: vongole e spaghetti. Per le vongole, essendo di Bologna, con il mare Adriatico vicino, scelgo i lupini. Sulla costa romagnola si chiamano anche poverazze. Si riconoscono dalla taglia piccola, dalla mancanza di sifoni, quella specie di ‘cornini’ che ha il mollusco, ma soprattutto si riconoscono dal sapore, sapidissimo.

Di spaghetti ce ne sono tanti, molti anche di buoni. Preferendo la pasta grossa scelgo gli spaghetti Valentino del pastificio trentino Felicetti. Oltre al diametro importante la caratteristica è che sono prodotti utilizzando un grano antico italiano: il Senatore Cappelli. Antico perché risale agli inizi del ‘900. Antico purtroppo anche nel senso di superato, in quanto l’altezza della spiga (1.80), troppo soggetta al piegamento a terra in caso di vento o pioggia forte, hanno portato questa varietà ad essere molto meno utilizzata che in passato. Il nome? Senatore cappelli è colui che diede vita ad una forte riforma agricola specie in Puglia.

Tornando all’abbinamento la sapidità del piatto viene completata da due aspetti del vino: 1) la parte agrumata di pompelmo e frutto della passione un po’ acerbo 2) la parte polposa, forse merito del Sémillon presente nell’uvaggio. Soprattutto questo secondo aspetto del vino garantisce un bel bilanciamento al boccone. Infine la parte verde di erbe aromatiche, probabile eredità gustativa del Sauvignon Blanc, viene ricamata dall’abbondante prezzemolo fresco indispensabile a questa preparazione.

Consigli per preparare gli spaghetti alle vongole in abbinamento al vino

 

Il segreto della ricetta: i lupini hanno molta sabbia. Per eliminarla mettetele in frigo in acqua e sale per circa un’ora. Le vongole ne elimineranno naturalmente gran parte.

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