Château Palmer che rivoluzione

Una rivoluzione. Non quella francese, non quella del colonnello Palmer che dà il nome a quest’azienda che ha sede nell’appellazione di Margaux. La rivoluzione più importante per Château Palmer è più recente. Parlo della rivoluzione che vede quest’azienda dedicarsi totalmente, stiamo parlando di ben 66 ettari, alla biodinamica. Nel bordolese le aziende che hanno abbracciato questa pratica, per giunta con certificazione demeter -una seria e unanimemente riconosciuta- sono in tutto 45. Poche, anzi pochissime.

Prima della rivoluzione un po’ di storia

Da oggi in avanti, grazie all’esempio di Château Palmer, molti altri châteaux che vorranno intraprendere la stessa strada, avranno più sicurezze. Per capire tuttavia la portata di questa rivoluzione bisogna partire dalla storia di Château Palmer. Il nome arriva dal Charles Palmer che acquista una proprietà fino ad allora conosciuta come Gasq. Le vigne in origine sono quelle appartenute a un altro château, sempre ‘domiciliato’ a Cantenac: Château d’Issan. Sotto la proprietà di Charles Palmer gli ettari (80 ha) e la popolarità dello château crescono. La proprietà passa poi alla famiglia Pereire. Successivamente l’azienda arriva nel portfolio di  un consorzio di 4 famiglie, due delle quali ancora oggi proprietarie di Château Palmer (Mahler-Besse e Sichel). La storia recente è, come detto, quella che riguarda la rivoluzione.

Come nasce la rivoluzione

Nel 2007/08 una parcella di Merlot viene coltivata in biodinamica, così da confrontarla con un’altra allevata in agricoltura convenzionale. I terreni? Gli stessi visto che qui domina la ghiaia, con ben 18 varianti. Il vitigno? Per entrambi Merlot. Alcuni si chiederanno il perché della scelta di questa varietà, specie in un comune, come Margaux, dove il vitigno dominante è il Cabernet Sauvignon. La risposta è semplice. Il Merlot qui a Château Palmer è molto diffuso, perché uno dei precedenti proprietari credeva in questo vitigno. L’esperimento che porta alla rivoluzione prosegue con la vinificazione delle due parcelle e con il successivo assaggio alla cieca. Qui sta, secondo me, la grandezza e il coraggio di questa azienda e del suo ceo Thomas Duroux. Il  giudizio di equivalenza, rispetto al parametro bontà, fa decidere  per la biodinamica. Il pensiero è questo. Se la biodinamica non peggiora il vino, ma migliora l’ambiente in cui cresce, allora perché non adottarla. Oltre a questo Château Palmer fa di più, mettendo a dimora nei propri terreni altre specie di piante, così da aumentare il proprio livello di biodiversità. Bravi, pacche sulle spalle, ditelo con i fiori, verrebbe da dire.

Primo requisito per una rivoluzione a Bordeaux? Il Coraggio

Tutto bello, se non fosse che le aziende fanno vino per tanti motivi: dare risalto al territorio, vedere valorizzata la propria idea di lavoro, regalare piacere ed emozione, ma soprattutto venderlo. Cosa accadrebbe a chi fa davvero biodinamica, come Château Palmer, in un’annata disastrosa? Qui siamo a Bordeaux, una delle aree del vino con più occhi piantati addosso. Inoltre Château Palmer è una delle aziende più blasonate, con una qualità dei vini addirittura in ascesa. Insomma come si fa a non ripudiare la propria idea di vino e la propria storia anche in situazioni limite? Coraggio vuol dire aprire una strada perché ci credi, anche se sei in una delle zone più classiche e conservatrici del mondo, ma coraggio non significa necessariamente incoscienza. Sacrosante le parole di Thomas Douroux ceo di Château Palmer rispetto alla biodinamica: ‘non siamo talebani’. Avere un pensiero sul fare vino, ma avere anche l’elasticità per adattarlo in casi estremi, è la scelta di Château Palmer. Questa scelta paga. Paga per Château Palmer che produce vini spesso meglio pagati rispetto alla posizione che occupa (3 cru) nella classificazione 1855.  Paga per gli aficionados di Palmer che godono di vini, specie nelle ultime annate, dotati di diversi plus, specie dal punto di vista del sapore. Una sensazione tangibile ma che per certi versi è difficile da spiegare, per una realtà che già da anni fa vini eccellenti e il termine non è utilizzato a vanvera.

Come sono i vini di Château Palmer

Tuttavia le etichette del corso biodinamico di Château Palmer hanno una vibrazione diversa rispetto al passato, anche in annate come la 2018. Una con poca in quantità (12 hl per ettaro) ma grande qualità, secondo il ceo di Château Palmer addirittura paragonabile alla 1961, da Palmer una bomba. Il cambiamento in vigna deve essere perciò l’elemento distintivo della crescita dei vini di questo château, anche perché in cantina l’iter produttivo è piuttosto classico, oltre che semplice.

Vinificazione e Vini Château Palmer

La vinificazione è molto semplice. Le uve sono diraspate, raffreddate, cosicché la temperatura di fermentazione salga lentamente. I materiali in questa fase sono composti sempre più da acciaio (oltre 50 serbatoi troncoconici), perché se tieni all’ambiente, come in questo caso, non puoi pensare al legno in fermentazione, per la cui gestione serve letteralmente un mare d’acqua. Affinamento in barrique (malolattica svolta sempre in questi contenitori), per il primo vino, per un periodo di circa 20 mesi (70% legno nuovo). Il secondo vino, di fatto, è la Réserve du General. E l’Alter Ego? Come chiarisce anche il nome, letteralmente un altro io, non può essere considerato un secondo vino (prima annata 1998), ma piuttosto un altro vino. Motivo? Più di uno. Ha uvaggio con netta prevalenza di Merlot, ha un affinamento più breve e con meno legno nuovo. Alter Ego è un vino rivoluzionario. Un’ etichetta che non serve per forza attendere, visto che sa mostrarsi immediatamente piacevole, essendo al tempo stesso complessa e, come ogni Bordeaux che si rispetti, in grado di reggere il tempo.

 

Château Palmer (Third Growth/ terzo cru)

Margaux

Secondo vino: La Réserve du General

Altro vino: Alter Ego

Altro vino: bianco chiamato Vin Blanc de Palmer

In vigna: 47% Cabernet Sauvignon, 47% Merlot, 6% Petit Verdot

Add comment

Tutti i diritti sono riservati © Marco Tonelli 2020 - Privacy Policy - Cookie Policy