Château Troplong-Mondot

Se guardate i cognomi delle persone, quelli doppi fanno sempre pensare a qualcosa di nobile o comunque di differente. Alle volte la realtà è diversa, ma altre invece la ‘specialità è vera, reale, persino regale. Château Troplong-Mondot ha tutti i requisiti di nobiltà. È Premier Grand Cru Classé B secondo la classificazione dei vini di Saint-Émilion, quasi il massimo per i vini di questa parte della riva destra, e ha un doppio cognome. Se non bastasse dovete sapere che l’azienda risiede su una collinetta da cui domina Saint-Émilion. Un piccolo mondo, anche dal punto di vista letterale. Mondot infatti si può tradurre con piccolo mondo.

Piccolo mondo per davvero

Château Troplong-Mondot è un piccolo mondo sul serio. Al momento in cui scrivo i lavori stanno ultimando un grande rinnovamento, che prevede la struttura legata all’accoglienza, c’è anche una bella piscina affacciata sui vigneti, ma la ristrutturazione riguarda anche la cantina e il ristorante, chiamato Les Belles Pedrix (letteralmente le belle pernici). Les Belles Pedrix non è un semplice punto di ristoro, ma un locale dotato di stella Michelin.

Château Troplong-Mondot: i vigneti

Partiamo dagli ettari. Sono 38 di cui 10 classificati Grand Cru Classé Saint-Émilion (meno importanti di quelli classificati Premier Grand Cru Classé B). Le uve che arrivano da questi 10 ha di vigneto non possono perciò andare a far parte del primo vino. Nel numero degli ettari di questo ‘piccolo mondo’ ci sono anche porzioni di bosco, che permettono alle piante di Château Troplong-Mondot di godere di una maggiore biodiversità. Un concetto semplice, che sta a significare più insetti e più vita in generale. A questo contesto ‘green’ si aggiungono 10 anni di assenza di chimica in vigneto. Essendo sulla riva destra presso questo château domina il Merlot (circa 75%), con il Cabernet Sauvignon a seguire a sua volta seguito percentualmente da Cabernet Franc. Dal 2022 tuttavia i due Cabernet verranno equiparati a quota 15%.

Château Troplong-Mondot nuovo corso

Questo riassetto si deve a una nuova proprietà, si tratta di un gruppo assicurativo chiamato Scor, che vuole progressivamente avere vini più focalizzati sull’eleganza che sulla potenza. Il problema qui -si fa per dire- è che il terroir ‘spinge’ molto.  Sulla parte alta della collina in superficie infatti ci sono tracce di silex poi un profondo strato di argilla blu –ecco il suolo che dà potenza ai vini- a sua volta sormonta il calcare, roccia tipica del plateau di Saint-Émilion.

La svolta del piccolo mondo

La nuova proprietà ha portato anche un nuovo team. Squadra molto ben allestita a partire dal direttore commerciale Ferréol du Fou dalla Borgogna, il Ceo dello château Aymeric de Gironde (già a Cos d’Estournel a Saint-Éstephe) e il nuovo consulente esterno Thomas Duclot, che ha il difficile compito di sostituire Michel Rolland (la sua ultima annata è stata la super 2016). Nuovo corso significa, come detto nuovo modo di pensare, anche in cantina.

Château Troplong-Mondot: cantina

In passato Château Troplong-Mondot era l’ultimo ‘castello’ a vendemmiare, oggi invece è il primo. Questo non vuol dire grappoli prematuri, ma qualcosa questo ci dice sul cambio del clima e su quello di pensare al proprio vino. Una volta in cantina no a follature e i rimontaggi sono meno numerosi e più delicati, perché non hai bisogno di estrarre dall’uva quando hai già un terroir così generoso. Per questo la volontà di vinificare per sottrazione prosegue con una fermentazione in inox. Sempre in acciaio anche la malolattica. In affinamento meno legno nuovo, circa il 65%, proveniente da 6 tonnellerie differenti. Altra innovazione in questa fase è l’introduzione di legno grande, queste botti si chiamano fudres, di provenienza austriaca. Queste botti sono utilizzate per far amalgamare il vino prima dell’imbottigliamento.

Stile

Lo stile dei vini qui è sempre stato determinato dal terroir. In precedenza la proprietà aveva deciso per enfatizzare questo carattere, con risultati in molti casi eccellenti come nel 1998, 2000, 2001, 2009, 2014, 2015, 2016, ma anche in annate insospettabili come 2007 e 2011. Il vecchio stile, ricco ma mai caricaturale, oggi viene sostituito da una svolta che toglie, ma non snatura, al solo fine di sottolineare il lato elegante che il vino di questo château è in grado di mostrare. Il giudizio per ora è sospeso in attesa dei risultati nel bicchiere, tuttavia le premesse, garantite dalla qualità dei vigneti  e del team di cantina, ci sono tutte.

Château Troplong-Mondot

Comune: Saint-Émilion

Premier Grand Cru Classé B secondo la classificazione dei vini di Saint-Émilion. L’azienda ottiene questo grado nella classificazione a partire dal 2006.

Consulente esterno: Thomas Duclot

Direttore tecnico: Rèmi Monribot

CEO: Aymeric de Gironde

Secondo vino: Mondot ottenuto da solo Merlot da piante di circa 30 anni di età, collocate sui pendii della collinetta di Troplong-Mondot

Ettari vitati: 38

In vigna: oltre 75% Merlot, 38% Merlot, 1% Petit Verdot, 1% Cabernet Franc. Le piante hanno in media 35 anni di età.

Curiosità: l’etichetta di Château Troplong-Mondot è cambiata nel tempo. C’è stato un periodo che va dal 2006 al 2008 l’etichetta dello château mancava della parola château. Per questa dimenticanza è stata appunto sostituita.

 

In Italia i vini di Château Troplong-Mondot sono distribuiti da: Sarzi Amadè, Ghilardi Selezioni, Vino & Design

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