Château Montrose: tutto il contrario dei pregiudizi su Bordeaux

Molti pensano a Bordeaux come a un sistema di vini vecchio, con aziende vecchie legate a prassi ancora più antiche. Senza fare lunghi discorsi vi porto, a sostegno di questo preconcetto, la mia testimonianza su Château Montrose. Siamo sulla riva sinistra a Saint-Éstephe. Il valore di ieri è testimoniato dal fatto che questo château sia stato valutato come secondo cru nella classificazione del 1855. Ma circa il suo valore domani? Château Montrose per me rappresenta un esempio di quanto siano superficiali, oltre che sbagliati, i preconcetti di qualche riga più in alto. Château Montrose è quanto di più moderno e al tempo stesso rispettoso di ambiente e di chi lo lavora, si possa pensare.

Origine del nome

Mont-rose vi fa subito capire la semplice origine del nome. Un monte rosa o per meglio dire dal colore rosa. Così doveva apparire alle imbarcazioni che passavano davanti a questo château attraversando l’estuario della Gironda. Il motivo di questa colorazione? Alcune piante, simili all’erica, che popolavano la cima di quella stessa collina che ancora oggi ospita Château Montrose.

Poco passato ma tanto futuro

 

Château Montrose è relativamente giovane rispetto a tanti châteaux. Nasce nel due secoli fa grazie a Théodore Dumoulin e dopo alcuni anni diventa 2 cru per la classificazione del 1855. Il secondo proprietario, Mathieu Dollfus, un alsaziano si trova a combattere con la filossera che in parte sconfigge, intuendo che l’allagamento di alcune parti del vigneto potessero salvare le piante. Ovviamente molte piante morivano, ma se ne salvavano comunque parecchie. Questa tecnica insieme alla scoperta dell’efficacia del porta-innesto salvarono le vigne di tutta Bordeaux. L’attuale proprietà fa capo alla famiglia Bouygues, che porta lo château verso un nuovo futuro, pieno di sostenibilità, ma quella reale.

Château Montrose: vigneto

 

Tutto parte dai 95 ettari in un corpo unico. Un tesoro praticamente immutato sin dalla sua fondazione. Qui si trovano piante in prevalenza di Cabernet Sauvignon (60%), Merlot (32%), Cabernet Franc (6%) e Petit Verdot (2%). I terreni sono composti da ghiaia, argilla e calcare. In realtà gli ettari totali vanno per certi versi ulteriormente divisi, per il fatto che lo château, nel tempo, ha individuato delle ulteriori divisioni a livello dei suoli. Questo fa sì che che la vendemmia anche sullo stesso filare venga realizzato con più di un passaggio, a causa della differente conformazione dei terreni che porta a una differente maturazione delle uve anche all’interno dello stesso filare. A questo si aggiungono condizioni climatiche uniche, l’estuario qui ha il suo peso, con clima più temperato, ma anche molto vento, fattore quest’ultimo che contribuisce a limita, in annate piovose e umide, le infezioni di origine fungina.

Château Montrose: il rispetto

 

Non amo la parola sostenibilità, la usano tutti, spesso a sproposito. Château Montrose punta al rispetto, senza discriminazioni quando si tratta di piante o persone. Non solo parole ma in primo luogo fatti. Quelli grazie a cui Château Montrose ha intrapreso un percorso unico verso il proprio futuro. In vigna hanno sviluppato proprie selezioni massali, perché i propri vini fossero, passatemi il termine, ancora più Montrose. I raccoglitori in vendemmia sono gli stessi da decenni, cosicché ognuno abbia una maggiore ‘intimità’ con i filari. I trattori, già più leggeri, saranno completamenti elettrici dal 2028. L’azienda, grazie a geotermia e pannelli solari, si avvia verso un processo che la porterà ad essere carbon neutral. In vigna vanno oltre il bio, tanto che non sono certificati, solo, si fa per dire, perché gli esperimenti constanti li portano sempre oltre. Inoltre, probabilmente unica cantina al mondo, hanno messo a punto un sistema che recupera la CO2 che si sviluppa in fermentazione, trasformandola in bicarbonato.

 

 

In cantina

 

Qui il percorso di rispetto naturalmente si estende anche al vino. Fermentazioni in acciaio (92 serbatoi visto che fanno delle vendemmie intraparcellari), solo acciaio da inizio secolo, estrazioni gentili con massimo 3 rimontaggi nella fase iniziale della fermentazione. Malolattica in acciaio per il mosto fiore e in legno per il resto. Sperimentazioni continue per quanto riguarda materiali e forme (uova in ceramica, anfore, ma solo per monitorare l’ossigenazione dei mosti). Affinamento in legno francese fabbricato da ben 7 bottai diversi. Per il secondo vino, si chiama La Dame de Montrose, 30% di legno e affinamento complessivo di un anno. Per il primo vino 60% di legno nuovo e un affinamento totale che arriva a 18 mesi. La cantina di affinamento è stata scavata in profondità nel terreno con una tecnica utilizzata per la costruzione degli ospedali. Questo sistema garantisce un livello costante di temperatura (circa 15°) e umidità (72%). Oltre a questo, a ribadire il concetto di rispetto-sostenibilità, Château Montrose ha coinvolto solo imprese locali che a loro volta si sono impegnate a utilizzare materiali del luogo.

Stile Château Montrose

 

Di solito i vini di Saint-Éstephe sono considerati un po’rustici, oltre che lenti a invecchiare. Quello che manca perciò sembrerebbe la finezza. Per i vini di Saint-Éstephe ce la mette, di sicuro, il vino di Château Montrose grazie al suo sorso ricco di dettagli, compresa una distintiva vena sapida. Lo stile dello château è comunque in via di definizione anche se lo scopo è, e sarà, sempre quello di avere eleganza anche rispetto al tema del riscaldamento globale. Fattore che qui combattono anche con portainnesti resistenti al caldo e , in futuro, con una maggiore quota di Cabernet Sauvignon rispetto al Merlot per non aumentare il grado alcolico dei vini.

 

Château Montrose

 

Comune: Saint-Éstephe

secondo (second growth) secondo la classificazione del 1855

CEO: Hervé Berland

Consulente esterno: Eric Boissenot

Secondo vino: La Dame de Montrose (dal 1983)

Ettari vitati: 95

In vigna: Cabernet Sauvignon (60%), Merlot (32%), Cabernet Franc (6%) e Petit Verdot (2%)

le piante hanno in media 40 anni di età, le piante più vecchie invece hanno 70 anni.

Curiosità: di proprietà hanno anche un altro château visibile da Montrose: Tronquois Lalande

 

In Italia i vini di Château montrose: Vino & Design e Sarzi Amadé.

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