Château Meyney buona terra non mente

Château Meyney ha una storia molto antica. La proprietà risale addirittura al 1662. Diciamo subito che questo château non è classificato nella lista del 1855. Nonostante questo è stato un cru bourgeois. A prescindere dalle classifiche quello che più importa per capire l’azienda e lo stile dei suoi vini è una cosa sola, anzi due. Innanzitutto la terra. Come mi racconta David Launay, direttore commerciale di Château Meyney (oggi di proprietà di Crédit Agricole da metà anni 2000): “essere vicini all’estuario della Gironda ci permette di avere un microclima unico, oltre a questo la ventilazione ci aiuta, in maniera naturale, ad evitare malattie di origine fungina”. Questo ci dice che Château Meyney di trova a Saint-Estephe, parte alta del Médoc vicino al mare, ma soprattutto vicino  a quel grande château, e non parlo di dimensioni, che è Château Montrose. Questo significa, al di là delle classificazioni, che la terra, quindi le basi della viticoltura, sono molto buone.

Château Meyney: il vigneto

Detto della superficie, del microclima e dei vicini parliamo dei dettagli che rendono molto particolare il vigneto di Château Meyney. I 51 ettari di vigneto sono dominati essenzialmente da due tipologie di suoli: argilla e ghiaia. Il Merlot che ha bisogno di suoli più pesanti si trova meglio sull’argilla o su terreni a prevalenza argillosa, mentre il Cabernet Sauvignon, oltre il 60% delle piante dell’azienda, si trova su terreni composto da pura ghiaia. Il blend del vigneto, assomiglia parecchio a quello del vino, è completato da quello che è il secondo carattere distintivo dell’azienda: l’abbondante presenza di Petit Verdot. Questo vitigno dal carattere molto forte, come potete leggere qui, non viene mai, o quasi mai, impiegato in grandi quantità. Qui tuttavia occupa il 10% (forse crescerà negli anni a venire) di superficie del vigneto di Château Meyney. La sua collocazione è vicino al fiume, quindi su suoli composti da ghiaia più fine e sabbia. Queste piante in alcuni casi hanno un’età che si aggira sui 70 anni di età, sono frutto di una particolare selezione clonale fatta da un precedente proprietario, famiglia Cordier, che aveva impiegato questa varietà anche in altri châteaux di proprietà come Château Talbot e Gruaud Larose; quest’ultimo oggi non più di loro proprietà. La collocazione sommata al microclima fanno sì che il Petit Verdot di Château Meyney sia meno duro, specie in rapporto al tannino. Sul discorso del bio, anche in riferimento alla lotta con il riscaldamento globale, diciamo che Château Meyney mira a ricostruire un ambiente molto simile a quello delle origini (come detto 1662), con colonie di api e tanta biodiversità. Utilizzano anche portainnesti più resistenti al caldo e alla siccità, specie con le nuove piante di Merlot.

In cantina

Prima di parlare della cantina bisogna parlare della struttura dello château. Essendo molto antico, in origine ospitava una comunità di monaci, lo château ha una struttura e razionale. In vinificazione qui utilizzano acciaio e cemento. Oltre a questo stanno aumentando il numero dei serbatoi, con capacità comprese tra 80 e 150 hl, così da tenere le parcelle separate e avere una migliore gestione dei mosti. Macerazione a freddo per migliore estrazione poi una vinificazione molto classica, senza eccedere mai con l’estrazione. Temperatura di fermentazione abbondantemente sotto i 30°, per non disperdere gli aromi più delicati, preservando così la complessità. Il blend dei vini viene effettuato dopo al termine dell’affinamento, realizzato per un massimo di 2 anni e con l’utilizzo di una percentuale sempre meno importante di legno nuovo; oggi circa il 35%. Il secondo vino, ricavato di solito da piante più giovani, si chiama Prieur de Meyney, affina per meno tempo con meno impiego di legno nuovo (15%).

Stile Château Meyney

Molto buone le capacità di affinamento al netto di una struttura non troppo massiccia, specie negli ultimi anni. Le alte percentuali di Cabernet e Petit Verdot aiutano la durata in bottiglia, ma è soprattutto la grande qualità in cantina, molto bravo l’enologo dello château, Fabien Faget, che permette di avere anche vini dotati, da subito, di un timbro molto chiaro, con frutto dark e note speziate evidenti. Il tannino c’è ma anche in gioventù non compre il vino. Altro dato importante? Il prezzo o quanto meno il valore rispetto al costo quello che gli inglesi chiamano value for money.

Riassunto Château Meyney

 

Comune: Saint-Éstephe

Non classificato secondo la classificazione del 1855

Consulente esterno: Hubert de Boüard

Secondo vino: Prieur de Meyney

Ettari vitati: 51

In vigna: Cabernet Sauvignon 6o% Merlot 30%, Petit Verdot 10%

 

In Italia i vini di Château Meyney sono distribuiti da: Ghilardi Selezioni e Divinport di Premiére

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