Grand Barrail Lamarzelle Figeac

Giugno 12, 2020.Marco Tonelli.1 Like.0 Comments

Château Grand Barrail Lamarzelle Figeac, uno château di sostanza

Di solito se hai un nome lungo, hai quarti di nobilità, con tanto di castello, magari un po’ di puzza sotto il naso, magari più apparenza che sostanza. Château Grand Barrail Lamarzelle Figeac ha sì un nome lungo, ma non ha castello, o meglio ce ne è uno a fianco ma è un albergo con tanto di spa, ma più di tutto questo château ha sostanza. Una qualità che s’intuisce da alcune parole, per la verità due, che hanno a che vedere con questa realtà: Figeac e Dourthe. La prima parola la troviamo nel lungo nome di questo ‘castello’, la seconda, si tratta in realtà di un cognome, la vediamo scritta sulla facciata della cantina di questo château.

L’avvento di Dourthe la rinascita dello Château

In origine la famiglia Dourthe comincia nel commercio del vino, con il ruolo di négociant; così si chiamano i mercanti di vino. Dal venderlo passano infine a produrlo. Acquisiscono diversi châteaux per un totale di 9 (Château Grand Barrail Lamarzelle Figeac viene acquistato nel 2005). La parola Figeac invece non solo fa riferimento alla zona in cui è collocato questo château, ma anche al fatto che i vigneti di proprietà di Château Grand Barrail Lamarzelle Figeac nel XIX secolo facevano parte del rinomato parco vitato di Château Figeac.

Le varietà di Château Grand Barrail Lamarzelle Figeac

Essendo lontani da Saint-Émilion, ma al tempo stesso più vicini alla Dordogna, i suoli non sono di solo calcare. Qui abbiamo parti sabbiose, in parte dovute al fiume o alla disgregazione del calcare, senza dimenticare suoli sassosi e argillosi. In vigna? Merlot in prevalenza, Cabernet Franc e anche un po’ di Petit Verdot. In generale il Merlot è piantato su terreni sabbiosi e il Cabernet Franc su suoli più caratterizzati da argilla. Il Petit Verdot? In questo château lo inizieranno a piantare a breve, in risposta al cambiamento climatico; fattore a cui, secondo Romuald Hebrard (manager dello château), bisognerà pensare far fronte alla svelta.

Attenzione alla natura, il nuovo corso di Château Grand Barrail Lamarzelle Figeac

Per Romuald, prossimo protagonista di un’interessante intervista perché Bordeaux non è solo castelli ma persone che ci lavorano, il Petit Verdot è come il pepe in un piatto. “Poco non cambia nulla, troppo rovina gli equilibri, ma quando è giusto…..”. Il fatto che Château Grand Barrail Lamarzelle Figeac va dritto al sodo, lo si vede dalla cura che dedica al vigneto. Qui troviamo piante allevate con metodi differenti (guyot, guyot doppio e cordone speronato) a seconda dell’età o dei i terreni, ma soprattutto curate con un pollice sempre più  verde. Lo Château da anni ha conseguito i tre livelli della HVE (alto valore ambientale), cui si cono aggiunti carotaggi del suolo e coltivazione di piante specializzate (es trifoglio), per una corretta ‘dieta’ delle viti. Tutto questo, ma anche altro, per realizzare un vino. Già perché Château Grand Barrail Lamarzelle Figeac ha un nome lungo, ma una lista vini corta: solo un vino, comunque classificato Saint-Émilion Grand Cru.

Vinificazione e materiali

Solo un etichetta significa non averne altre in cui far ricadere, magari in un’annata sfortunata, le uve del primo vino. Bisogna essere sempre sul pezzo, anche se questo non vuole dire farlo in maniera complicata, ad esempio rispetto ai materiali. La progressiva eliminazione di tini in legno, richiedono troppa acqua per la gestione, è andata a beneficio di acciaio e cemento. L’acciaio viene utilizzato per la fermentazione (non si fa macerazione a freddo anche se prima della pressatura vengono lasciate a 10° per circa 4 giorni). Il cemento invece, grazie alla sua inerzia termica (lento a raffreddarsi come a scaldarsi) è impiegato per far riposare il vino, insieme ovviamente alla barrique. Il risultato è sorprendente.

Stile di Château Grand Barrail Lamarzelle Figeac

Château Grand Barrail Lamarzelle Figeac è un vino che, al di là dell’annata, ha una grande qualità, anzi due: la piacevolezza e l’immediatezza. Non pensate che questi elementi siano pochi. Pensate piuttosto a questo vino come uno in grado di coinvolgere in primo luogo il gusto, risultando appagante, ma senza sforzi, in maniera quasi naturale. Un vino che non si sforza di essere quello che non è, ma essendo comunque in grado di offrire una solida e appagante esperienza, sommata a un prezzo grazie a un Saint-Émilion Grand Cru per altro proposto spesso a un prezzo  più che giusto (in Italia siamo sui 35 euro) per un Saint-Émilion Grand Cru.

 

Château Grand Barrail Lamarzelle Figeac

Lamarzelle sulla strada per Sain-Émilion

Consulente esterno:/

Secondo vino:/

In vigna: circa 70% Merlot (con piante in alcuni casi di oltre 50 anni), circa 30% di Cabernet Franc

In Italia è importato da Cuzziol Grandi vini

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