Maître de chai di Léoville-Las Cases

Luglio 4, 2021.Marco Tonelli.1 Like.0 Comments

Chi è Umberto Marino

Un italiano a Bordeaux. Un altro italiano in una posizione importante a Bordeaux: Maître de chai (cantiniere) di Léoville-Las Cases a Saint Julien (riva sinistra). Per chi non conoscesse lo château si tratta di un secondo cru nella classificazione del 1855, per chi non conoscesse l’uomo, si tratta di Umberto Marino.

La formazione di Umberto Marino

Umberto lavora da anni in quella che potrebbe essere definita come una fuoriserie del vino. Secondo cru nella classificazione più importante al mondo ma di fatto un primo cru, come Latour o Lafite, se questa lista di châteaux potesse essere cambiata. In questo contesto lavora Umberto. Il suo ruolo? Maître de Chai. A lui è affidata la guida del destino dei vini di uno château. Umberto arriva a questa posizione di grande prestigio dopo una vita piena di studi ed esperienze sul campo maturate in Sicilia, ma anche in Piemonte, dove ha continuato gli studi con una laurea ad Asti. Nel suo percorso di studi non manca la Francia con un master a Montpellier e un DNO, diploma nazionale di enologia, proprio a Bordeaux.

Perché un italiano va a fare vino a Bordeaux?

“Per gli appassionati di vino Bordeaux è la regione che permette di vivere della propria passione. Il vino a Bordeaux ha un ruolo centrale nella comunità ed ha permesso lo sviluppo di questa regione. Io amo questa città ma ho deciso di vivere in campagna immerso nei vigneti”. La vera passione di Umberto per il suo lavoro e per il ‘luogo’ dove lo svolge è chiarito dalle parole che seguono. “Questa scelta mi permette di lavorare a Saint Julien come maître de chai e di occuparmi di « Hortus Meduli » : un micro domaine di 0,27 ettari che ho creato con un mio caro amico che lavora a Château Latour. In questo piccolo domaine possiamo divertirci e fare delle esperienze personali interessanti. Speriamo di creare un vino di terroir e magari, tra qualche millésime, un Grand Vin”.

Cosa fa il Maître de chai di Léoville-Las Cases?

Ne ho già parlato in altre interviste dedicate a italiani che svolgono questo ruolo a Bordeaux. Tuttavia eccolo ri-raccontato dalle parole di Umberto: “Fare il maître de chai à Léoville Las Cases è prendersi cura della trasformazione dell’uva proveniente del vigneto nei quattro vini prodotti nello Château : il Grand Vin de Léoville du Marquis de Las Cases, il Clos du Marquis, il Petit Lion e La Petite Marquise. Per ottenere un Grand Vin bisogna conoscere tutte le variabili produttive, quali vigneto, variétà, annata e uomini. Successivamente, bisogna prendere le buone decisioni in ogni tappa del processo di produzione: dalla vendemmia alla spedizione delle bottiglie. Per quasi due anni il maître de chai osserva, segue e pianifica ogni dettaglio fino ad ottenere un vino che si perfezionerà anno dopo anno con l’affinamento in bottiglia”.

Da dove nascono i vini di Château Léoville Las Cases

In totale lo château può contare su poco meno di 100 ha. La divisione degli ettari vede la prevalenza di Cabernet Sauvignon (oltre il 65%) cui seguono, percentualmente parlando, Merlot e Cabernet Franc. Il cuore di questo vigneto così prestigioso è l’enclos di Léoville Las Cases. In totale sono 45 ha. “L’enclos è delimitato al nord da un ruscello, il Julliac, che separa Château Latour da Las Cases. Trovo che il nome di questo ruscello, creato dalla contrazione di Saint Julien e Pauillac, rispecchia la particolarità di questa zona. La grande variabilità pedologica de l’enclos de Las Cases permette a questo terroir di esprimere una grande variabilità di sfaccettature, espresse mediante la combinazione tra meteo e mano dell’uomo. La grande variabilità pedologica permette a questo vigneto di dare vini unici, per certi versi simili ad un Pauillac (in particolare sulla potenza dei tannini) e per altri ad un Saint Julien (più sull’eleganza)”.

Come si lavora in cantina il frutto di vigneti così prestigiosi?

 

“Si lavora con attenzione seguendo e cercando di anticipare ogni problema. Una delle cose che mi piace di Las Cases è che si lavora come in passato, ma con uno sguardo verso l’innovazione e il futuro. Esempio tipico è il travaso all’esquive, tecnica di separazione della feccia e del vino limpido che si realizza per gravità con utilizzazione di una candela”. Il mix di antico, la tecnica appena descritta è in uso da oltre 50 anni, garantisce al savoir fare dello château un legame molto solido con il passato. Non si tratta di un ‘si fa come si faceva una volta’ ma piuttosto della volontà di lavorare dando un grosso spazio all’uomo e alle sue abilità.

Il futuro di Bordeaux secondo il maitre de châis di Léoville-Las Cases

Proprio l’uomo e la sua abilità, compresa quella di adattarsi alle sfide del clima è una delle più urgenti rispetto ai vini di Bordeaux solitamente anche per i rossi, ad avere un grado alcolico contenuto. “Fatta eccezione del 2018 che abbiamo avuto 14,5°, noi siamo su delle medie di 13°-13,5° (Per esempio nel 2003 anno della « canicule » 13°, 13,5° nel 2016, 13° nel 2017). Dobbiamo dire rispetto alle varietà abbiamo fatto diversi studi dei biotipi di Cabernet e Merlot presenti nel nostro vigneto. Grazie a questo siamo stati in grado di selezionare certe famiglie che maturano più tardivamente e in grado di adattarsi meglio a certe condizioni di maturazione. Inoltre, ormai ormai una quindicina di anni, abbiamo abbandonato i cloni selezionati e scegliamo delle piante della nostra selezione massale per i nuovi re-impianti. Certo l’aumento del grado alcolico sarà un problema, ma per adesso abbiamo ancora margine di manovra”.

Consigli del Maître de chai di Léoville-Las Cases

 

Nonostante lavori per uno château così importante Umberto, come è giusto che sia, beve tanti Bordeaux. Proprio a lui ho chiesto qualche consiglio su altre aziende interessanti, ma un po’ fuori dai soliti nomi, come ad esempio:

 

– Château Vieux Gabaray (AOP Haut-Médoc)

– Château Larrieu-Terrefort (AOP Margaux – AOP Haut-Médoc)

– Château de Lauga (AOP Haut-Médoc)

– Clos de Bigos (AOP Margaux)

– Clos Manou (AOP Médoc)

– Domaine Les Sadons (AOP Pauillac)

 

Non manca infine la segnalazione di una novità che riguarda sempre Umberto Marino:  “dall’anno prossimo potrai assaggiare il vino di Hortus Meduli 2020, per adesso ha finito la fermentazione malolattica spontanea e riposa in barrique fino all’imbottigliamento”. Ve ne parlerò più avanti……

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