Mercato Fine Wines
Finite da tempo le anteprime bordolesi e analizzate le vendite di Borgogna e Champagne del primo quadrimestre, il quadro dei fine wines non pare così luminoso. L’attendismo negli acquisti da parte di operatori e privati sta frenando i consumi di queste tipologie. Analizziamo cosa sta accadendo e perché
Mercato Fine Wines: la situazione Bordeaux
L’annata in anteprima è parsa di buon livello, in alcuni casi molto buono, registrando per altro prezzi di acquisto piuttosto bassi
Scenario: si compra meno per diversi motivi. Prezzi troppo alti nelle en primeur degli anni precedenti, anche in annate non sempre al top, sommate ad un mercato secondario che spesso ‘cala’ i prezzi, ha portato ad una flessione dell’appeal di questi vini. Infine si compra meno Bordeaux, almeno in Italia, anche perché ‘il gusto’ va altrove, rivolgendosi ad altre generazioni.
Contro: Nel periodo post covid sempre meno persone hanno voglia di aspettare che i bordeaux siano ‘pronti’. A questo si aggiungono due aspetti. Il primo è che di bordeaux a fronte di un costo spesso elevato non abbina l’esclusività di un prodotto realizzato in pochi esemplari: si perde l’aspetto di esclusività. In secondo luogo il sistema della place de bordeaux e relativi négociants, genera una sommatoria di ricarichi, che alla fine, secondo molti, incidono troppo sul prezzo finale dei vini.
Pro: Il calo di vendite dovuto ad una preferenza gustativa rispetto ad altre varietà non si discute. Tuttavia i bordeaux di oggi, come potrà testimoniare chi partecipa alle anteprime, sono molto buoni e non necessitano di decenni per smussare i tannini e trovare una propria ‘quadra’ gustativa. Il sistema dei négociants d’altro canto riesce comunque ad evitare quelle speculazioni che invece colpiscono con maggiore forza in altre aree produttive della Francia; su tutte Borgogna.
Perere Bordeauxgraphy: I bordeaux dell’annata 2023 offrono, grandi, forse enormi opportunità di risparmio sia per i collezionisti sia per i consumatori. Gli scambi ridotti durante le anteprime hanno comunque motivazioni che vanno oltre il poco gradimento del gusto e la disaffezione rispetto ai prezzi. Gli châteaux mettono sul mercato meno vino sia in ragione della produzione ridotta sia perché, sempre più spesso, gestiscono in autonomia la vendita di parte della produzione (es. Château Palmer che rilascia sul mercato vini maturi, anche già con parecchi decenni sulle spalle). Guardando ai numeri negli ultimi due anni l’indice liv-ex Bordeaux 500, quello con molti più châteaux al suo interno, alla fine ha registrato un -10%, mentre addirittura i Sauternes hanno registrato un moderato segno +….Il calo attribuito ai vini di Bordeaux, anche se nel caso dei numeri appena forniti il dato ha valore planetario e non solo nazionale, non è perciò così drammatico.
Mercato Fine Wines: la situazione Borgogna
Ultime annate buone, ma prezzi fuori controllo, addirittura a partire dalle referenze ‘base’.
Scenario: poco vino specie in alcune annate anche pre-covid, porta ad un elevato grado di esclusività. Dall’annata ’21 in avanti le migliori performance riguardano tuttavia i vini bianchi. I Grand cru, al di là del ‘colore’, calano come prezzo, nonostante rimanga altissimo, di un 12% per quanto riguarda le ultime annate in commercio. Il prezzo dei village invece non scende, rimanendo ancora molto alto.
Pro: il Pinot Nero e la sua finezza rimane molto ricercata. La nuova leva di vigneron ha spesso studiato all’estero, ricavandone maggiore precisione tecnica e quindi superiore definizione gustativa nei vini che vanno a realizzare. Pensando in chiave collezionistica i vini di Borgogna sono tra i migliori investimenti.
Contro: i prezzi dei village sono in molti casi spropositati. Lo dimostra un confronto di prezzi relativo alle casse di vino. Il nobilissimo premier cru Clos St. Jacques prodotto da Rousseau, ha visto stravolgere il proprio mercato. Con gli stessi euro necessaria ad acquistare una cassa del vino in questione, si potrebbero oggi comprare due casse di Château Lafite Rothschild 2018 (grande annata a Bordeaux). Quasi vent’anni fa con l’esborso necessario ad acquistare una cassa dello stesso vino di Borgogna, si faticava a comprare una cassa intera del Cru Classé di Pauillac. La speculazione specie con il calo dei consumi di Russia e Cina è destinata a cadere in picchiata e il rischio di rimanere con il cerino in mano è tangibile. È difficile rimanere credibili o peggio ancora abbassare i prezzi dopo averli fatti esplodere in così poco tempo.
Parere Bordeauxgraphy: innegabile che la Borgogna oggi sia ancora una tipologia da investimento. Lo conferma un dato: dal 2018 al 2023 i vini di Borgogna hanno performato meglio dell’oro, bene rifugio addirittura in crescita in periodi politicamente burrascosi come quelli che stiamo vivendo. La speculazione tuttavia porta con sé anche nuove figure commerciali (online e offline), che mirano a smantellare la catena di rapporti tra produttori e commercianti. Questo nel breve periodo porta ad un allargamento dei consumatori finali, ma, di contro, ad una riduzione dell’hype, specie per i produttori emergenti. Oltre a questo sul lungo periodo si rischia di demolire rapporti commerciali lunghi e duraturi, molto utili fino ad oggi a costruire la reputazione delle aziende, oltre a garantirne una sopravvivenza economica anche in periodi di ‘magra’.
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