Château Rauzan Ségla vino

Aprile 28, 2021.Marco Tonelli.1 Like.0 Comments

Château Rauzan Ségla 2015

95/100

97/100 in abbinamento

 

Château Rauzan Ségla 2014

90/100

91+/100 in abbinamento

 

Château Rauzan Ségla 2012

92/100

94/100 in abbinamento

 

Château Rauzan Ségla 1998

89+/100

93/100 in abbinamento

Château Rauzan Ségla 1986

95/100

95/100 in abbinamento

 

Posizione nella Classificazione del 1855: secondo cru

 

Zona di Produzione: Margaux

 

Uvaggio: 61% Cabernet Sauvignon, 37% Merlot, 1% Cabernet Franc, 1% Petit Verdot

 

Vinificazione: acciaio termoregolato

 

Affinamento: 18 mesi di barrique di cui 65% nuove

 

Abbinamento: coratella di agnello dell’Osteria del Mirasole a San Giovanni in Persiceto

Abbinamento

La coratella è roba forte, se di agnello ancora di più. Che cosa è? Si tratta di interiora di agnello avvolte da rete di maiale. La rete nel caso di questa preparazione svolge una duplice funzione. Serve a tenere unito il mix di parti da cui è composta e al tempo stesso dona succulenza al sapore della preparazione visto che il ripieno, occhio allo spoiler perché vi sto per dire da cosa è composto, sarebbe invece piuttosto magro. Il sapore forte, ematico, molto simile a quello del fegato è frutto del mix di polmone e cuore di agnello. La cottura alla brace, qui Franco Cimini fuochista e patron dell’Osteria del Mirasole è davvero un mago, fa sì che il tutto risulti morbido, consistente e saporito al tempo stesso.

Se fosse…..

Se il vino di Château Rauzan Ségla fosse altro dal vino sarebbe: Roger Federer. Meglio sarebbe dire lo stile di Roger Federer ovvero un tennista che per tocco, gesto e, perché no anche savoir fare fuori dal campo, ricorda un giocatore di altre epoche. Non grida, anche fuori in campo, e risponde al gioco martellante e monotono di tanti avversari con grazia, eleganza e stile. Così il vino di Château Rauzan Ségla in grado, anche in annate calde, di rispondere con garbo e grande margauxità, nel senso di tipicità.

Château Rauzan Ségla vino: le annate

 

2015: colore rubino scuro. Il naso apre gentile di violetta per poi ispessirsi su sensazioni di frutto scuro e note balsamiche. Da metà bocca in poi si avverte la preponderanza del Cabernet Sauvignon. Non si tratta di potenza, ma piuttosto con profondità ed eleganza. Proprio la classe del Cabernet Sauvignon e la sua perfetta maturazione in quest’annata riesce ad armonizzare una preparazione così ‘importante’ dal punto di vista gustativo.

 

2014: caldo, poi fresco e umido e infine meteo torrido alla vendemmia. Il vino risulta ricco di sensazioni (geranio, caffè sia tostato sia verde, mora e chinotto). La parte ‘green’ forse dovuta al rallentamento di maturazione in estate, non è spiacevole, ma presente. Tuttavia proprio questa parte si scontra, in fase di abbinamento, con la parte ematica della coratella di agnello, limitando la piacevolezza complessiva.

 

2012: le cose dal punto di vista meteo iniziano a girare bene dall’estate in avanti. Naso e bocca piuttosto coerenti. Visto il se fosse parte….questo 2012con una volée delicata  e decisa insieme. La delicatezza arriva dalla violetta, mentre la determinazione ha i contorni balsamici e quasi pungenti della lavanda. Poi frutto scuro non solo ‘di bosco’, ma anche ciliegia. Finale un po’ gracile, come una seconda palla. Il sorso si chiude infatti meno preciso perdendosi su  qualche eccesso boisée. Il tannino risulta definito.

 

1998: Apre molto potente al naso. In un’annata buona, ma niente di più, mi sarei aspettato meno. Catrame e frutto nero dettagliato e ricco rispetto alla varietà. Durante il sorso le sensazioni sono simili, anche se un po’ attenuate. Non troppo, ma quel tanto che basta per ammansire, ma non cancellare, la nota strong e fegatosa di questa preparazione. Un vino che con questo abbinamento guadagna davvero in piacevolezza.

 

1986: annata grandissima per quantità, ma anche per qualità del Cabernet Sauvignon. In questa annata è eccellente neanche tanto distante da Château Margaux. Il colore come si vede dalla foto ancora è vivo, brillante, invogliante. Naso di eccellente fragranza con frutto ancora nitido e fresco. In bocca ha lunghezza e profondità e ancora una freschezza di frutto che spinge e sostiene una complessità balsamica e terrosa (humus, tartufo, rabarbaro). Il vino che calza meglio con il paragone. Come Federer ha età ma gli anni non sembra sentirli facendomi rimanere di stucco, colpo su colpo, sorso dopo sorso

Curiosità

Dal 2014 lo château è totalmente bio. Nonostante Château Palmer sia un terzo cru secondo la classificazione del 1855 il potenziale dei vini è molto cresciuto nelle ultime decadi tanto che se la classificazione venisse rifatta, château Palmer potrebbe vedere migliorata la propria posizione.

 

Per quanto riguarda l’abbinamento il ristorante San Domenico a Imola, come detto un due stelle Michelin, ha molti bordeaux in carta. Non ricordo se anche queste annate di Château Palmer, ma qualcosa troverete di sicuro. Chiedete anche di visitare le cantine del ristorante un museo sotterraneo dove riposano anche annate molto vecchie, specie di vini nazionali che non pensereste mai possano arrivare ad età così avanzate, conservando al tempo stesso la beva. Il locale ha alle spalle una solidissima. Oggi c’è il medagliatissimo Massimiliano Mascia ma agli esordi del locale, anni ’70, dopo poco la cucina fu affidata ad un allora sconosciuto Valentino Marcattilii che per diversi mesi fu affiancato da Nino Bergese, cuoco che aveva cucinato come cuoco personale di casa Savoia. Solo blasone? Pensate dover cucinare tutti i giorni per un cliente che è sempre lo stesso.

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