Château Beychevelle

Lungo l’itinerario che collega Bordeaux a Pauillac, la strada curva a sinistra proseguendo verso il centro di Beychevelle. Sulla destra, in corrispondenza della curva appena citata, c’è Château Beychevelle, 4 cru della classificazione del 1855. In queste poche righe  vi ho parlato di strada, cemento, insomma terra ferma. Il nome dello château ha invece che fare con quelle che, un tempo, erano le strade più veloci: iorsi d’acqua. Dal giardino di Château Beychevelle si vede infatti la Gironda, il grande fiume.

Storia

 

Il nome dello château ha a che fare, come detto, con l’acqua, elemento fortemente connesso con uno degli ex proprietari dello château: Jean Louis de Nogaret de la Vallette. Il signore in questione è stato ammiraglio di Francia. Per questo le navi che passavano davanti alla proprietà, in omaggio a monsieur de Nogaret, abbassavano le vele in segno di rispetto. Da Baisse voile (abbassare la vela) il nome dello château è diventato Beychevelle. Da anni (2011) lo château è di proprietà di Grand Millésimes de France, società che conta due coprietari ovvero Castel (gruppo che possiede oltre 1400 ha di vigneto in tutta la Francia) e Suntory (compagnia giapponese distributrice di bevande alcoliche).

Vigneto

 

La terra su cui può contare Château Beychevelle è tanta. Dei 250 ettari dei proprietà, ma ‘solo’ 90 sono a vigneto. Quello che non è vite è comunque natura: pascoli, alberi ecc…. Il vigneto di Château Beychevelle è suddiviso tra 52% Cabernet Sauvignon, 40% Merlot, 5% Cabernet Franc e 3% Petit Verdot. I terreni sono in gran parte affacciati sulla Gironda e quindi, come recita un vecchio adagio della zona, ‘le migliori parcelle guardano il fiume’. La qualità dei vigneti si deve anche alla composizione dei suoli: in particolare ghiaia profonda. Quanto profonda? Anche 10 metri. Il sottosuolo qui è generalmente caratterizzato da argilla. I terreni più vicini al fiume invece sono più sabbiosi. Dei 90 ettari aziendali alcune decine di ettari si trovano nell’Haut Médoc. 

Cantina

 

La nuova struttura, tutta vetro, acciaio e legno è stata ultimata nel 2016. Tutto è stato fatto per aumentare la precisione delle pratiche enologiche. Solo acciaio in vinificazione, con un serbatoio per ogni parcella dell’Aoc Saint Julien. Tutto viene lavorato per gravità dopo che i grappoli sono arrivati in cantina, dopo essere stati sottoposti a 3 differenti tipi di cernita. La vinificazione viene monitorata costantemente da 2 squadre che si alternano. La fermentazione prende il via sia con lieviti ricavati dal vigneto dallo château sia con lieviti selezionati. All’inizio della fermentazione un po’ di pigeage, anche se la ‘ricetta’ del vino di Château Beychevelle, può cambiare a seconda dell’annata. L’attitudine è quella, da parte del team di cantina, di fare piccoli tentativi dell’iter produttivo, monitorandone i risultati prima di introdurli stabilmente nel processo produttivo. La fermentazione viene realizzata sia in serbatoio sia in barrique. Il blend viene effettuato piuttosto presto: febbraio-marzo. L’affinamento, della durata di 18 mesi, viene svolto in barriques di 6/7 bottai differenti. Il 60% del legno è nuovo. 

Stile del Grand Vin

 

Cambiato parecchio specie nella definizione. Lasciando, secondo me, stare gli anni ’60 e ’70, poco omogenei per esprimere un giudizio, è dagli anni ’80 che tutto cambia; in meglio. In quegli anni tuttavia il vino aveva una maturazione troppo veloce, probabilmente in relazione alla qualità, e forse anche all’età media, dei vigneti. Dopo il 2000 la costanza è diventata più tangibile, insieme ad uno stile pieno e realistico, specie sul frutto. Il tannino è potente, ma estratto in maniera da integrarsi con un vino che ha visto il proprio blend spostarsi sempre più verso il Cabernet Sauvignon.

Secondo vino

 

In omaggio all’ammiraglio di Francia che ha posseduto lo château, il secondo vino dello château si chiama: Amiral de Beychevelle. Questa etichetta viene solitamente ricavate da vigne giovani, a loro volta collocate in specifiche parcelle. Come di solito accade per i ‘secondi vini’, la percentuale di legno nuovo utilizzata in affinamento è inferiore (circa 30%) a quella del primo vino. Anche la durata dell’affinamento è inferiore. Nonostante tutto questo l’Ammirai de Beychevelle ha capacità di durare nel tempo: alle volte anche 20/25 anni. Château Beychevelle produce anche un terzo vino, ricavato dagli ettari nell’Haut Médoc, chiamato Les Brulieres de Beychevelle (80% Merlot).

 

Annate

 

Millesimi migliori: 1966, 1982, 1986, 1989, 2005, 2009, 2010, 2015, 2016, 2019, 2020, 2021

 

Millesimi sottovalutati: 2001, 2008, 2011, 2017

 

Curiosità

 

  • È possibile soggiornare all’interno dello château, grazie a 13 camere. Pernottamenti e pasti esclusivamente solo su prenotazione
  • La nave impressa in etichetta è simile ad un drakkar vichingo

Riassunto Château Beychevelle

 

Comune: Saint Julien

4 cru (forth growth) secondo la classificazione del 1855

Proprietà: Castel e Suntory (Grands Millesimes de France)

Consulente esterno: Eric Boissenot

Secondo vino: Amiral de Beychevelle

Ettari vitati: 90

In vigna: Cabernet Sauvignon (52%), Merlot (40%),Cabernet Franc (5%), petit Verdot (3%). Le piante hanno in media 30 anni di età.

 

Il gruppo GCF possiede anche altri châteaux: Beaumont (Haut Médoc)

 

 

In Italia i vini Château Beychevelle: Sarzi Amadé, Pellegrini, Balan

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