En Primeurs 2020: i Rossi

L’anteprima dei rossi è più difficile. Bisogna valutare più fattori come tannino e la coerenza di stile aziendale e annata specie su di un numero di campioni più elevato. Rispetto ai campioni assaggiati durante l’evento di Crus et Domaines de France la zona che ha rivelato più prontezza nonostante manchi più di un anno al termine dell’affinamento in barrique è Margaux. La seconda area con vini definiti, meno definita e omogenea rispetto alla qualità dei vini in degustazione, è Saint Julien. Per quanto riguarda la riva sinistra molto buoni i Pomerol, forse perché il Merlot ha solo in parte sofferto il caldo, supportato per quanto riguarda acidità e altre durezze dal Cabernet Franc; specie per quegli châteaux che ne hanno parecchio nel blend.

En Primeurs 2020: i rossi di Saint Estephe chi sale

90/100 Cos Labory: più che un’ascesa si tratta di una conferma, con frutto definitivo carattere di acidità e tannino. La parte speziata c’è ma a brillare è un ricco parterre di note di erbe aromatiche.

En Primeurs 2020: i rossi di Saint Estephe chi scende

Nessuno. I vini erano solo tre (Cos Labory, Meyney e Phélan Segur). Tuttavia il carattere, a tratti quasi rustico ma rimanendo nell’orbita della piacevolezza, premia tutti e tre gli châteaux.

En Primeurs 2020: i rossi di Pauillac chi sale

Nessuno. La classificazione del 1855 non può essere rivista. Tuttavia pare che in questa annata gli châteaux assaggiato (in totale 5) non vedrebbero sconvolgere le proprie posizioni. Forse una leggera preferenza per Château Grand Puy Ducasse, a cavallo dei 90 punti

En Primeurs 2020: i rossi di Pauillac chi scede

L’area di Pauillac è troppo importante per promuovere o bocciare qualcuno, specie con così pochi vini a disposizione.

En Primeurs 2020: i rossi di Saint Julien chi sale

Tanti a conferma che questa zona sia un territorio piccolo ma con tante gemme. Salgono in rigoroso ordine di merito:

94/100 Château Beychevelle: qui per contro abbiamo una percentuale alta di Merlot (circa il 40%). Zero morbidezze. Il vino è equilibrato con acidità succosa e tannino potente ma fine. Struttura muscolosa ma senza eccessi.

93+/100 Château Saint Pierre: un quarto cru che in quest’annata potrebbe sembrare anche un terzo. Cabernet Sauvignon domina, ma ben venga, come dimostra un frutto che ha succo ma anche polpa. Tocchi di fava di cacao a dare un dolcezza boisée che ad oggi non disturba

93+/100 Château Lagrange: sempre molto solido dall’avvento del manager Mathieu Bordes questo terzo cru. Frutto molto articolato specie in versione nera con mirtillo, mora e una leggera sensazione astringente di sambuco. Note balsamiche e boisée presenti ma non insistenti. Il riposo in barrique (60% nuove) ne definirà il profilo

93/100 Château Branaire Ducru: frutto prevale, come è giusto che sia. Parte dark veramente complessa, accompagnata da sfumature terrose e note verdi nobili. Tannini potenti ma ben estratti.

93/100 Château Langoa Barton: terzo cru pieno con frutto di grande realismo e una complessità non stratosferica per quantità di descrittori, ma il tempo per aggiungere qualcos’altro c’è, ma di grande definizione

En Primeurs 2020: i rossi di Saint Julien chi scende

92/100 Château Talbot: scendere con questo punteggio è forse un eccesso, ma da una delle più estese aziende dell’appellazione in questa 2020 deriva un vino che deve trovare la sua definizione. Ci mancherebbe visto che è solo all’inizio dell’invecchiamento ma ad oggi il frutto, scuro e forse non dotato di tanta complessità, viene oscurato da un’ostinata sensazione balsamica, accompagnata da tannini molto, un po’ troppo, potenti.

91/100 Château Gloria: non è una delusione in assoluto, ma da uno château così affidabile, mi sarei aspettato di più, parecchio di più. Dopo un ingresso di viola e frutto scuro fa la sua comparsa una sensazione verde molto marcata. Tannino con grip, ma nuovamente verdolino.

En Primeurs 2020: i rossi di Margaux chi sale

Come detto nell’intro zona molto omogenea con qualità alta.

94+/100 Château Cantenac Brown: Continua il bel lavoro del team della famiglia Le Lous continua nel lavoro di dare continuità e qualità ai vini di quest château. Veramente buono ora, sarebbe quasi da imbottigliare prima.

94/100 Château d’Issan: per un incollatura come dicevano i commentatori sportivi quando ancora non urlavano non arriva sul gradino più alto del podio dei miei assaggi dei vini dell’appellazione Margaux. Da quando Emmanuel Cruse è arrivato nel 1995 l’ascesa di questi vini non fa fermate.

93+/100 Château Prieuré Lichine: naso incantevole, profumatissimo con note floreali e di frutta rossa eleganti quasi da Borgogna. Sorso gentile ma molto godibile. Saprà invecchiare bene tutta questa grazia?

 

En Primeurs 2020: i rossi di Margaux chi scende

Pochi e anche questi pochi li inserisco ma solo per alcuni dettagli e non per mancanze gravi.

91/100 Château Lascombes: la struttura più evidente di tutti i Margaux in batteria. Non si tratta di esagerazione perché si capisce comunque il comune di appartenenza con quella complessità tipica di chi ha vigne in tutti i comuni di Margaux. Peccato per la nota di caffè che copre parecchio.

91/100 Château Rauzan Gassies: un po’ sottotono questo château dal potenziale, vista la posizione, davvero invidiabile. Anche qui il punteggio si abbassa parecchio per una nota pepata e verde che abbassa molto il livello di piacevolezza condizionando il sorso da metà bocca in poi.

90+/100 Château du Tertre: sempre con il suo stile piacevolmente delicato e ricco di beva. Questa volta tuttavia lungo tutto il sorso si avverte una sensazione verde dalla tonalità non proprio sussurrata.

En Primeurs 2020: i rossi di Pessac-Lèognan, Moulis, Haut Médoc chi sale

95/100 Château Pape Clement: anche in questo caso una gran prova di definizione e sottrazione. I conti tornano eccome con meno legno e probabilmente rivisto rispetto ai fornitori e rispetto al passato. Frutto nitido insieme a rinfrescanti tocchi di buccia di agrumi

94+/100 Domaine de Chevalier: 65% Cabernet Sauvignon, 30% Merlot e per il resto Petit Verdot. Solo un terzo di legno nuovo in affinamento. Un po’ombroso all’assaggi con frutto scuro, terra e, in chiusura, un’intrigante, ma è davvero un soffio, di cenere. Estrazione del tannino molto buona

93+/100 Château Smith Haut Lafitte: anche in questo caso percorso netto, quindi successo pieno con bianco e rosso, per quest’azienda in costante ascesa. In questa 2020 personalmente il rosso ha maggiore definizione e amalgama.

93/100 Château Malartic-Lagraviere: Frutti rossi e neri che se la giocano per il primato ad ingresso bocca. C’è maturità di frutto ma la dimensione è allungata perché il frutto cede via via il centro della scena a sensazioni di eucalipto. Il corpo sul finale si fa più sottile ma non sparisce mai del tutto. Tannino vivace e con una leggera sapidità.

92/100 Château La Lagune: per me lo stile dello château è, secondo me, avuto una qualche affinità con uno stile borgogna con parecchio dettaglio floreale e un legno sempre abbastanza moderato. Non fa difetto questa 2020 che un sorso ricco di note scure, illuminate da tocchi di menta e china.

En Primeurs 2020: i rossi di Pessac-Lèognan, Moulis, Haut Médoc chi scende

88/100 Château Carbonnieux: solitamente una sicurezza ma in questo assaggio se l’ingresso gli farebbe guadagnare un punteggio più alto, bel mirtillo e cassis, una nota fumé troppo persistente e invadente copre lo svolgimento del palato e la chiusura.

88/100: Château Poujeaux: qui siamo di fronte a un rapporto qualità prezzo spaventoso, tra i migliori di Bordeaux, che però non coglie nel segno perdendosi un po’ rispetto alla definizione del frutto e ad una sensazione boisée che domina troppo. Ok il campione di botte, però…

Riva destra 2020 chi sale e chi scende

En Primeurs 2020: i rossi di Saint-Émilion chi sale

95/100 Clos Fourtet: dal plateau di Saint-Émilion a pochi passi, nel vero senso della parola, un vino elegantissimo. La potenza che solitamente caratterizza lo château qui non manca ma è l’eleganza ad avere la precedenza. Se non sapete di cosa sa un cassis dovete assaggiarlo. Non manca la complessità.

94/100 Château la Gaffelliere: i due terzi di Merlot mettono sul piatto della bilancia del palato un bagaglio fruttato nitido e ricco di verismo insieme a sensazioni di liquirizia. Il Cabernet Franc aggiunge qui speziature di anice stellato, frutto rosso un po’ selvatico e menta.

91/100 Château Yon Figeac: lo stile ricco che di solito caratterizza questo château molto affidabile ad oggi sembra ad oggi condizionarlo un po’ troppo specie su sensazioni speziate e piccanti. Frutto scuro presente, anche se un po’ in ombra. Il tempo speriamo che gli dia equilibrio.

En Primeurs 2020: i rossi di Saint-Émilion chi scende

Per la verità nessuno i vini hanno in molti casi tenuto fede alla qualità dell’annata e/o a quella dei rispettivi château. Forse un leggero rammarico per la grande qualità di Château La Dominique. Il vino si merita comunque un punteggio a cavallo dei 91 punti ma  ancora troppo compatto e serrato nonostante un frutto scuro molto espressivo.

En Primeurs 2020: i rossi di Pomerol chi sale e chi scende

Perché Pomerol 2020 chi sale e chi scende in una sola volta? Innanzitutto perché i vini in degustazione erano davvero pochi, in tutto 6. Quali erano? Château Gazin, Clos rené, Château Mazeyres, Château la Pointe, Château Beauregard, oltre a Clos Beauregard.  I canoni dei vari châteaux sono stati in gran parte sono stati rispettati. I migliori? Château Gazin 93+/100 e Clos René 93/100. Château Beauregard mostra grandi segni di miglioramento, è uno degli châteaux di Pomerol che sta facendo un gran lavoro con il Cabernet Franc. Il suo punteggio è 92/100.

Categories: Bordeaux, Bordeaux vino

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